sabato 30 agosto 2008

E' Michael Jackson fa' 50!

Dopo Madonna, il cinquantennio dei sempre-in-gamba di cui cantava Paolo Conte, si arricchisce oggi di un nuovo adepto, la cui malinconica parabola continua a suscitare sconcerto, dubbi, divisioni fra innocentisti e colpevolisti a proposito delle famose accuse di pedofilia: un processo mai veramente concluso agli occhi del mondo, malgrado una assoluzione lo abbia legalmente liberato nel 2005.
Da sempre definito il Peter Pan del pop, per il rifiuto ad entrare nel mondo degli adulti, Jackson compie 50 anni come una star senza più corona, con una corte intorno ma senza nessuno che davvero lo protegga da se stesso e dalle proprie manie. Ora è il momento dei travestimenti. In questi mesi l'hanno visto in Bahrain fare shopping vestito come una fondamentalista musulmana, e di recente è stato immortalato a Las Vegas - dove vive suo padre - su una sedia a rotelle, avvolto di mascherine e tendine e guanti; e chissà se era davvero lui. Ai bambini e ragazzini con i quali amava giocare e identificarsi, ha sostituito la compagnia dei tre figli, che manda in giro (poverini) mascherati come e peggio di lui. Si dice che si sia fatto rifare il naso a patata, volendo forse tornare a un'ombra dei suoi tratti originali; si dice che chieda 3.500 dollari a chi si vuol far fotografare con lui.
Tutto questo mesto gossip - impastato con i debiti che lo sommergono per le parcelle miliardarie degli avvocati e i risarcimenti pre-processi alle famiglie che lo hanno denunciato - finisce per far dimenticare l'artista che Michael Jackson è stato. Innovatore della tradizione musicale nera, antesignano nei videoclip bellissimi e in tutto ciò che bolliva in quel filone, travagliato poi da una lunga crisi di idee e identità. Negli anni di collaborazione con Quincy Jones, Michaelino fu davvero una macchina imbattibile di invenzioni e reinvenzioni, protagonista di ineccepibili spettacoli dal vivo poi copiati da Madonna, ballerino provetto, campione ancora oggi con «Thriller», il disco che ha venduto 104 milioni di copie (più di qualunque altro al mondo) nato giusto 25 anni fa.
Ora, per i 50 anni, sta uscendo un disco di «Best Of» scelti dai fans, ché ancora qualcuno c'è; e da lungo tempo è in preparazione un disco di inediti, di cui non si vede per ora la conclusione. Ma più che un disco, servirebbero a Jackson in un compleanno così cruciale due doni non in vendita: saggezza, e normalità.

venerdì 29 agosto 2008

Artisti in fuga da "I TUNES"

I numeri sono dalla parte di iTunes. In cinque anni, il negozio di musica online di Apple, ha venduto 5 miliardi di canzoni, individuando anche una via legale alla diffusione di musica su Internet. Eppure molte case discografiche ipotizzano di togliere i loro artisti dal catalogo di iTunes, sostenendo che le sue regole di vendita, che consentono agli utenti l’acquisto di singole canzoni, compromettono il successo commerciale degli album interi, che porterebbero introiti superiori.
L’ultimo esempio, spiega il Wall Street Journal, è quello dell’album di Kid Rock, «Rock’n Roll Jesus», che la casa discografica Warner Music ha deciso di non distribuire su iTunes.
Il disco, uscito l’anno scorso, ha venduto solo negli Stati Uniti 1,7 milioni di copie, un successo, considerando il momento di crisi del settore. Visto il boom delle vendite Warner ha deciso la scorsa settimana di rimuovere da iTunes un album della cantante R&B Estelle, in vendita da un mese e una delle cui canzoni era entrata nella top ten dei singoli più acquistati su iTunes.
«iTunes ha trasformato l’industria della musica in un mercato di singoli», ha detto Ken Levitan, manager di Kid Rock. La sua ascesa, secondo Levitan, è stata tutt’altro che un fatto positivo per il settore. Cita l’esempio di «Rock’n Roll Jesus» e dell’enorme successo del singolo «All Summer Long»: «Se avessimo diffuso il disco su iTunes, molti utenti si sarebbero limitati ad acquistare All Summer Long», afferma Levitan. Col risultato che l’album non avrebbe venduto 1,7 milioni di copie negli Stati Uniti.
Tra i nomi che non si trovano in vendita su iTunes ci sono anche gli australiani Ac/Dc e i Beatles, i cui dischi trionfano ancora sugli scaffali degli appassionati di musica.

giovedì 28 agosto 2008

La Compilation di GOMORRA

Dal Piombo dei Subsonica al Cappotto di legno di Lucariello fino al «Paese delle mezze verità» raccontato nel brano In Italia da Fabri Fibra: sono solo alcuni dei musicisti ispiratisi a Roberto Saviano. Dall’uscita nel 2006 del romanzo-reportage, il successo di Gomorra non si è mai fermato, e dal cinema si è esteso anche alla musica.
La prima dedica a Saviano dal mondo musicale è arrivata nel 2007 con Piombo dei Subsonica, nel periodo della faida di Scampia e dell’ennesima emergenza rifiuti. La Campania cantata dalla band torinese è «quella del coraggio di chi sfida l’oscurità, di chi scrive denunciando la sua realtà».
Già nel 2005 Saviano aveva collaborato con gli ‘A67, abbinando le letture del romanzo alla musica della band di Scampia, e contribuendo a Voglie parlà, primo album del gruppo. Scrittore impegnato e fonte d’ispirazione per molti musicisti, Saviano ha anche prestato la propria voce al crescente fenomeno di denuncia in note: nel brano TammorrAnticamorra degli ‘A67, l’autore di Gomorra ricorda Don Peppino Diana, prete ucciso dalla camorra a Casal di Principe nel ’94. Ed è stato lo stesso Saviano a scegliere il titolo Cappotto di legno per il brano del rapper napoletano Lucariello, realizzato con le musiche di Ezio Bosso, il cui video è stato prodotto da Mtv e trasmesso in esclusiva per la giornata speciale «Mtv No Mafie». Qui il genere noir diventa fiction: il soggetto è l’omicidio di Saviano da parte di un giovane camorrista.
Cronaca, denuncia e finzione si fondono: nel brano sono campionate persino le parole di Nicola Schiavone, padre di Francesco Schiavone detto Sandokan, boss del clan dei Casalesi che in un’intervista si scagliò contro lo scrittore dandogli del «pagliaccio».
È soprattutto l’hip hop a fare da megafono all’impegno civile promosso da Saviano. Sul myspace dei rapper Kosanost viene riportato un intervento dello scrittore sul gruppo musicale trasmesso da Rai RadioTre. Ai Co’ Sang, altro gruppo hip hop di Napoli, Saviano ha dedicato una lunga intervista. Marco Rovelli ha invece scelto il duplice ruolo di scrittore e cantante: autore del libro sui Cpt dal titolo Lager Italiani (Rizzoli), ha poi avviato il progetto musicale LibertAria. Come spiega sul suo blog, «non è un caso che alcune canzoni siano state scritte in seguito a incontri con amici scrittori: Roberto Saviano, Wu Ming, Erri De Luca, Francesco Forlani».
Le collaborazioni musicali di Saviano si estendono anche allo scenario internazionale: è dei Massive Attack, che il mese scorso a Roma hanno dedicato il loro concerto a Saviano e al regista Matteo Garrone, la canzone che commenta i titoli di coda di Gomorra. Un pezzo dell’intervista di Enzo Biagi a Saviano è invece la conclusione della canzone In Italia di Fabri Fibra, cantata con Gianna Nannini: «Un sogno ce l’hanno tutti. Il suo?», chiede Biagi a Saviano. «Uno dei miei sogni - risponde lo scrittore - era stato quello di rimanere nella mia terra, raccontarla e continuare a resistere»....Alla prox....CIAO!

mercoledì 27 agosto 2008

Il ritorno di Byrne & Brian Eno

Brian Eno e David Byrne hanno scritto pagine memorabili del pop degli ultimi trent'anni: il primo come produttore (di Bowie, U2, Coldplay, tra gli altri) e massimo teorico del genere ambient, il secondo inventando il rock nevrotico dei Talking Heads e poi avventurandosi nel territorio della musica etnica. Ma è insieme che hanno inciso un album destinato a rimanere nella storia: senza My Life In The Bush Of Ghosts non esisterebbero Moby e Madonna, Björk e Jovanotti, Eminem, i Massive Attack e mille altri.
Ventisette anni dopo, i due tornano a collaborare per Everything That Happens Will Happen Today, disponibile da qualche giorno in formato digitale e da novembre su cd. L'album non è in vendita su iTunes, non è pubblicato da alcuna etichetta discografica: Eno e Byrne, seguendo la strategia dei Radiohead, hanno fatto tutto da soli, stabilendo tuttavia un prezzo fisso per il download (8.99 dollari per i file Mp3 ad alta qualità ascoltabili su tutti i lettori). Niente pubblicità, niente copie omaggio, appena qualche intervista, ma in cambio un brano (Strange Overtones) è gratis, e tutto il disco si può ascoltare in streaming.
L'album nasce da una precisa divisione dei compiti, come spiega lo stesso Byrne sul suo sito web: «Brian ha scritto quasi tutta la musica, io la maggior parte delle melodie vocali e dei testi». E infatti certi suoni ricordano le ultime prove di Eno, soprattutto Another day On Earth. Arricchite dagli interventi strumentali di Robert Wyatt e Phil Manzanera, le undici tracce nuove sono bizzarre variazioni sul tema del country e del folk, che Eno etichetta come «gospel elettronico», lontanissime dalla ribollente miscela di sintetizzatori e ritmi africani di My Life In The Bush Of Ghosts. «Non è la continuazione di quel disco», precisa infatti Byrne. «Questo è un album di canzoni, e il risultato mi sorprende, perché molte sono positive e allegre, pur presentando elementi oscuri nella musica e nei testi». C'è la guerra in Iraq, il tempo che passa, perfino una riflessione sulla morte (One Fine Day, presentata dal vivo a New York qualche settimana fa nell'esecuzione di un coro di ottantenni), eppure il tono è leggero, svagato, al più velato di una malinconia che s'intuisce passeggera.
Everything That Happens non segnerà un'epoca, come la precedente collaborazione tra i due, e negli scaffali degli appassionati finirà tra Little Creatures (Talking Heads) e Nerve Net (Brian Eno). Non si può definirlo un capolavoro mancato, come mostrano le ottime The River e I Feel My Stuff, ma nemmeno un capolavoro (Home potrebbe essere stata scritta da Paul Simon); rimane però un disco piacevole da ascoltare, intelligente e ben confezionato.

martedì 26 agosto 2008

APPUNTI....

Rieccoci qui ancora da RICCIONE..sono state due settimane intense e lavorative per il nuovo studio di BOLOGNA, ma siamo al giro di boa per l'inaugurazione...quindi!Due settimane lontano dal scrivere...e pubblicare...settembre e' alle porte..con bagagli pieni di novita'..e progetti nuovi..come sempre creativi e produttivi..e il ritorno in citta' e alle porte..cmq amici studio fantastico...e con lui anche le persone che ci lavoreranno...vedrete!!Alla prox..da RICCIONE e tutto...CIAO!

domenica 10 agosto 2008

Addio "POLICE"

Riccione
Centoquarantanove concerti, quattordici mesi di emozioni. Ma quella di giovedì, nell’arena più famosa di New York, è stata la loro «special night». In un Madison Square Garden esaurito in ogni ordine di posto, si è chiusa ufficialmente una delle più grandi esperienze musicali del Novecento. I Police, storica formazione composta da Sting, Andy Summers e Stewart Copeland, hanno detto basta. E 19 mila fan hanno accompagnato l’esaltante addio di una band che ha fatto la storia del rock degli ultimi trent’anni. Uno show straordinario che in parte ha fatto dimenticare le polemiche sul costo dei biglietti, alcuni venduti alla cifra record di 5 mila dollari. Il clima preconcerto ha un sapore insolito. Le note della band inglese accompagnano la gente per gli ultimi acquisti-ricordo.
T-shirt, cappellini, ma c’è anche chi anticipa la moda invernale e, senza badare a spese, acquista per 250 dollari un giubbotto in pelle in stile rigorosamente griffato «Police». L’atmosfera è surreale e ricorda quella di una prima teatrale: ragazze con tacchi alti come in una serata di gala, lustrini, eleganza. La visione è di quelle da togliere il fiato: il palco è gigantesco e ha dimensioni simili a quelle di un «blocco», un isolato di Manhattan. Get up, stand up, sono le note di Bob Marley ad accendere il Madison. Luci spente, si dà il via all’ultima danza. Sting e soci attaccano con la cover di Sunshine of your love dei Cream, ma la vera sorpresa arriva quando sul palco atterra la New York Police Department Orchestra, per una versione totalmente inedita della leggendaria Message in a bottle. I Police e la «police»: la festa è assicurata.
Lo sguardo soddisfatto di Sting si intravede sotto la visiera del cappellino della divisa «rubato» agli amici poliziotti. Camicia nera, barba incolta biondissima e qualche ruga in più, ma la grinta è sempre quella. «È una serata speciale che trascorro con due vecchi amici, Andy e Stewart – dice Sting dal palco –. In tutti questi anni abbiamo girato il mondo e suonato davanti a milioni di persone. Voi, questa sera, le rappresentate tutte». Grida, applausi, accendini accesi. Un’esplosione rock, condita da un pizzico di pop e da una manciata di sano reggae. Un cocktail trascinante intervallato dai classici senza tempo: da Roxanne all’eterna Every breath you take, dal pezzo dal sapore caraibico Every little thing she does is magic alla ballata Don’t stand so close to me. Tra il pubblico c’è un ospite speciale: è il sindaco Michael Bloomberg. Anche il primo cittadino di New York, incantato dalla band britannica, per lunghi tratti pare commosso.
A strappare invece sorrisi e risate è una sorta di seduta di bellezza che Sting si concede nella pausa dello show e che viene trasmessa sul maxischermo. Il leader dei Police si lascia coccolare da due avvenenti ragazze bionde che provvedono a radergli la barba e a fargli la manicure. Copeland non resiste al suo nuovo look e gli rifila un bacio d’approvazione. E poi via, di nuovo sul palco per le ultime note. Note che sembrano rimbalzare tra i grattacieli della Grande Mela.Rimarrano un'icona per sempre nel mondo della musica...Ciao ragazzi!

venerdì 8 agosto 2008

In "ITALIA"

C’è un abisso di spessore fra le canzoni cantautorali che affrontavano il tema «Italia» e quel poco che sull’argomento (scottante) si ascolta oggi. I sacri cantautori ci andavano giù di penna sofferta e aggettivi calibrati, i loro epigoni più recenti hanno modi più spicci. Dell’argomento si è ripreso a parlare, sotto gli ombrelloni, dopo il minaccioso dito medio di Bossi (peraltro appena depenalizzato) contro Fratelli d’Italia e sull’onda di un brano che è cominciato a circolare su Radio Deejay, maliziosamente notato dal Riformista. Capita, non spesso, che una radio nazionale devii dal consueto percorso del mainstream: ma anche qui c’è una sofisticata promozione, stavolta di una piattaforma digitale acchiappatalenti che si chiama «Sounday» e ha lanciato Vivere in Italia: brano non modaiolo, che viene fatto risalire ai Sessanta, opera di un Nino Moroni che all’epoca emigrò in Australia e di cui si sarebbero perse le tracce; è invece attuale e assai carino l’arrangiamento, del nipote di costui David Florio, ragazzo dei nostri tempi.
La storia del pezzo è vaga, e pazienza. Ma colpisce la naïveté esplicativa del testo, che farebbe rabbrividire La Russa: «Mi trovo molto bene in Italia / È un paese che mi piace / C’è il sole c’è il mare / Trovi anche un po’ di pace / Se ti va di stare solo, o te ne puoi anche andare in giro nella notte»; seguono lodi ad acqua, pane vino e «C’è la frutta e verdura in tutte e quattro le stagioni». Ma tutto questo non basta all’autore per restare: «...addio non torno più / Il mondo e piccolo e io vorrei vedere / Un paese dove è lecito sperare».
Verso micidiale e antigovernativo ieri come oggi. Curiosamente, il mood evoca un Sergio Endrigo della stessa epoca, di cui si ricordano Zanetti&Bertoncelli nel loro interessante libro Avanti pop ’68. Il dolce paese cantava: «Io sono nato in un dolce paese / Dove chi sbaglia non paga le spese / Dove chi grida più forte ha ragione / Tanto c’è il sole e c’è il mare blu». E se come pubblicità progresso non era granché, consoliamoci: gli ultimi spot canzonettari sono pure peggio.
Caparezza in Vieni a ballare in Puglia sbotta: «Abbronzatura da paura con la diossina dell’Ilva / Qua ti vengono pois più rossi di Milva e dopo assomigli alla Pimpa»; pure Gianna Nannini dà botte da orbi duettando con Fabri Fibra In Italia: «...In Italia meglio non farsi operare... In Italia fai affari con la mala / In Italia il vicino che ti spara...». Tutt’altro spirito esprimevano a Sanremo 1996 Elio e le Storie Tese nella esilarante La terra dei Cachi: «Parcheggi abusivi, applausi abusivi / Villette abusive... Appalti truccati, trapianti truccati / Motorini truccati che scippano donne truccate». Un must ancor oggi insuperato, però la Sanità fa sempre la parte del leone: «Primario sì primario dai Primario Fantasma... Ti devo una pinza... ce l’ho nella panza».
Nella storia di queste canzoni per così dire patriottiche, il più buono è stato Toto Cutugno con L’italiano del lontano 1983: «Buongiorno Italia gli spaghetti al dente / e un partigiano come Presidente». Il più disperatamente pessimista, Franco Battiato con Povera Patria del ’91, in piena Tangentopoli: «Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni... Nel fango affonda lo stivale dei maiali / Me ne vergogno un poco, e mi fa male». Il più fantasioso e caustico, Giorgio Gaber in mille pezzi, fino all’ultimo album La mia generazione ha perso. Il più poetico, Francesco De Gregori che nel ‘79 chiudeva uno dei suoi brani più famosi con un emblematico «Viva l’Italia che resiste»: son passati trent’anni e siamo ancora lì.Povera ITALIA!...Ciao

mercoledì 6 agosto 2008

Un grande ritorno..TRACY CHAPMAN

(RICCIONE)
Non c'è al mondo un artista più misterioso di Tracy Chapman. Esce e rientra dall'anonimato senza che a nessuno venga la voglia di scoprire dov'è e cosa fa. Ricordo quando comparve dal nulla all'Amnesty Tour dell'88, a Torino: colpì la voce severa, l'impatto minimalista di quel folk che per molti era una novità; e scriveva belle canzoni. Ma la sua carriera non è stata in crescendo come si sarebbe potuto pensare dopo l'impatto iniziale. E' anche una persona molto discreta,lunghi silenzi, il nulla, hanno punteggiato il suo percorso artistico. Poi, come ora, l'annuncio improvviso di un nuovo lavoro. Dopo 10 anni, uscirà il 10 novembre "Our Bright Future", e potrebbe coincidere con l'avvenuta elezione di Barak Obama, il quale sarà probabilmente destinatario di questo messaggio di speranza contenuto nel titolo.
Il tour da solista comprende 21 date in paesi europei fra novembre e dicembre. D'Alessandro e Galli la portano in Italia: il 28 novembre agli Arcimboldi di Milano, il 29 a Roma Auditorium di via della Conciliazione, 1 dicembre teatro Verdi di Firenze. Dai 55 ai 32 euro, Ticketone. Info 0584.46477 (Come si vede, prezzi non popolari)

domenica 3 agosto 2008

NATURALEZZA

















(RICCIONE)
Alle volte certe immagini non hanno bisogno di parole...e neanche di frasi appropriate,questo momento istantaneo scattato da me evidenzia da sola come ogni fine giornata trovo la spiaggia e il mare dove soggiorno...incantevole e immensa...e la cosa piu' sublime e la naturalezza..da Riccione e tutto..CIAO!