venerdì 20 giugno 2008

NUOVI EMERGENTI CRESCONO


Dagli studi di registrazione di TORINO "ELIA VILLACE" incide nuovi pezzi in collaborazione con BOLOGNA...MILANO..nel seguito l'artista proseguira' il suo cammino con altri artisti in varie parti d'ITALIA...ne sentiremo parlare molto presto..da tenere d'occhio!Bene da TORINO e tutto dalla settimana prox saro' a MIAMI ma cmq i solisti e gruppi e band verranno seguiti dal mio staff che opera alla grande anche senza di me gia' dando buoni risultati quando ero via per qualche mese nelle MARCHE..era giusto scriverlo in modo plateale...AndyV vi saluta..e vi dice alla prox...CIAO!

giovedì 19 giugno 2008

Un figlio dei mitici anni 80 si ritira"GEORGE MICHAEL"

George Michael dice basta ai concerti. Il cantante londinese quarantacinquenne terrà gli ultimi due grandi concerti della sua carriera il 24 e il 25 agosto all'arena di Earl's Court a Londra. Le due performance si inttitoleranno "The final two" (le ultime due), proprio per ricordare l'ultimo concerto "The Final" degli Wham! allo stadio di Wembley nel 1986.
Negli ultimi 20 mesi George Michael è stato impegnato in due tour ("25 Live Tour", con 49 date e "25 Live Stadium", con 30 date) seguiti da 1,3 milioni di fan in tutta Europa. Quest'estate, hanno dichiarato gli organizzatori del suo tour, il cantante si esibirà negli Usa, ma tornerà in Gran Bretagna per i due concerti di fine agosto, il cui scopo sarà proprio quello di «ringraziare i fan». La pop star - che nella sua carriera ha venduto quasi 100 milioni di dischi - eseguirà tutte le sue hit più conosciute più alcune canzoni mai suonate dal vivo nel Regno Unito.
Il cantante britannico ha annunciato di voler abbandonare concerti e tour in un'intervista alla Bbc, durante la quale ha assicurato di volere «una vità più tranquilla», lontana dalle luci dei riflettori. «La ragione principale è che ho 45 anni e penso che la musica pop debba rispecchiare la propria cultura, non deve diventare una prova di resistenza», ha detto il cantante.
La star di Jesus to a Child e I want your sex, ha parlato di «tante altre cose» che vorrebbe fare, oltre alla musica, specificando che non si tratta di un ritiro dalle scene, bensì di un allontanamento dalla ribalta. «Penso che se posso vivere lontano dai riflettori allora sarà meglio per tutti», ha detto il cantante, che nel 2006 era stato arrestato e subito rilasciato dietro cauzione per possesso di sostanze stupefacenti. «Voglio stare lontano dalla mia idiozia», ha spiegato Michael facendo riferimento ai suoi problemi "personali" e raccontando di avere tanta voglia di «provare a comportarsi bene»,un pezzo di storia che racchiude una carriera strepitosa piena di eccessi...in cui io ho scoperto l'amore per la mitica musica anni 80..rimarra sempre un mito!by

mercoledì 18 giugno 2008

ANDYV finalmente a MIAMI....Anteprima COLDPLAY

Dopo un lungo lavoro fra Bologna..Milano..Torino..e d'intorni e in mezzo qualche esame al conservatorio ecco che scatta l'ora di partire per MIAMI,dopodomani sera da Malpensa saro' in volo,naturalmente sara' un viaggio di lavoro vacanza per della serate ha tema con la radio,la mia assenza sara' di 10 gg..ma il blog funzionera' ugualmente dagli States of America...bene passiamo all'articolo di oggi che parlando di gruppi Inglesi The Edge degli U2 dovrebbe chiedere i diritti d’autore, per il sound della sua chitarrina, a Johnny Buckland, l’omologo nei Coldplay che gli va pericolosamente addosso, ridisegnando dal vivo, alla Brixton Academy, le stesse atmosfere della gloriosa band irlandese. Ma tant’è, a fare da trait d’union fra i due gruppi c’è non a caso Brian Eno, produttore sia dei Mitici sia di Viva la Vida or Death and All His Friends, disco che sembra destinato a insediare i Coldplay su un trono, dopo il palliduccio X&Y del quale qui ricordano solo Fix It e Square One. Tutte le vecchie cose vengono immerse nel nuovo sound, e tanto con pezzi come Violet Hill, 42 o Lost, la loro Vida per ora è assicurata. Appena uscito, l’album in Italia ha venduto 70 mila copie, e nella natìa Inghilterra già 300 mila: c’è bisogno di nuovi Fab Four, e non sarà un caso che gli inglesi abbiano scelto loro che hanno questo bel leader e autore trentunenne, Chris Martin, tutto corti boccoli e volto ispirato, che ha già fatto due figli con Gwyneth Paltrow e dunque ci scappa pure la liaison con Hollywood e il mercato americano.
Nel primo dei tre concerti gratuiti, l’altra sera, alla Brixton Academy a Londra, con Stella McCartney e Kelly Osbourne confusi fra i 4 mila, il bel Chris ha sfoderato tutto il suo magnetismo, si è mosso come un’anguilla (si diceva che il concerto sarebbe potuto saltare per un suo male al ginocchio) e ha dato fondo alle virtù del falsetto, senza il quale sembra non si possa più incidere un disco di successo. È comunque anche lì, nel suo canto, la chiave di quella sottile inquietudine o addirittura angoscia che rende attuali i Coldplay, i quali non risparmiano neanche una cupa Cemeteries of London; ma Chris è anche seduttivo con la folla che ha vinto il biglietto alla riffa delle radio. Scherza: «So che ci son state lamentele per il costo dell’ingresso», si fa gli spot: «Quando pensate che state per perdere, cantate questa canzone», e attacca Viva la vida.
Fin dall’inizio, nel ’99 con Parachutes, i quattro hanno molto guardato ai Radiohead, poi hanno continuato a ripartire: ora siamo all’epicità, sempre con la mira di collocarsi nell’invidiabile zona degli indie di successo. C’è chi li accusa di essere inoffensivi e piacioni, di non aver personalità propria e hanno già collezionato accuse di plagio: la prima da Van Wood, la seconda da una band di Brooklyn. Ma alla fine la freschezza, la tonicità del live, l’entusiasmo del pubblico che canta già le nuove canzoni, ci ricordano che ogni generazione deve avere i propri eroi.
E quando alla fine vanno sul balconcino del delizioso teatro ad attaccare in acustico Yellow e il batterista Will poi canta timido Death Will Never Conquer Me; quando poi su Lovers in Japan piovono sulla gente migliaia di coriandoli, ci viene in mente che sia meglio che tocchi a loro, la gloria, piuttosto che ad altri. Si replica in Italia il 29 settembre a Bologna e il 30 a Milano Forum...bene ancora domani e poi dalla settimana prox in diretta da MIAMI Ciao!

domenica 15 giugno 2008

ZUCCHERO come VASCO...in diretta tv

Vastissimo palco (ché di spazio non c’era problema) occupava il già noto set del soulman di Reggio Emilia, con tutti gli specchi vintage disseminati lungo una passerella che occupava l’intero lato lungo di San Siro. Zucchero è stato presentato da Jerry Scotti, e sotto a guardarlo c’erano tutti i vip che non erano andati al matrimonio di Briatore, fate voi a caso, da Armani a Nicoletta Mantovani. Alla vigilia della partecipazione - unico italiano - al concerto per i 90 anni di Mandela a Londra, il 27 prossimo, il nostro polemico rocker si è festeggiato ieri sera con una lunga kermesse partita struggente con Iruben me e chiusa da You’re so beautiful di Joe Cocker, uno dei suoi numi tutelari. In mezzo, le invettive di Un kilo e la poesia di Diamante, il ritmo sfrenato di Baila o la follia di Pippo.
Non solo tutti vogliono viaggiare in prima, come cantava Luciano Ligabue. Le icone della musica pop-rock italiana vogliono pure, quasi tutte, cantare a San Siro: è una ventata che sta facendo cambiare pelle allo stadio un tempo destinato a imperdibili eventi dai 50 mila in su. E se i Negramaro, i primi che ci hanno voluto provare da ex debuttanti, hanno dovuto aggiungersi una bella sfilza di supporters (ma poi hanno fatto conoscere i dati Siae di 38.217 biglietti venduti), la serata di Zucchero (che uomo da stadio non è, con tutta la simpatia) è stata da subito virata a «San Siro Stadium Theatre», con 4.860 poltroncine allineate comode e larghe sul prato accuratamente coperto. Però nel pomeriggio verso le 19, quando un’ora dopo il previsto si è esibito il primo ospite Neo, vincitore del concorso del Cornetto, l’unico neo era che ad ascoltarlo non fossero più di mille: un momento malinconico, e chissà che Neo non ci ripensi e faccia l’idraulico.
D’altronde, i supporters di Zucchero erano stati annunciati pochissimi giorni fa: Neri per Caso, Giovanni Allevi, Gianluca Grignani; e anche loro si sono esibiti per tremila persone o giù di lì. Biglietti venduti? Si parla di venti/venticinquemila, ma se pure ci fosse stata una regalìa generale, non c’è da scandalizzarsi visto che nel frattempo il concerto di Zucchero ha ancora cambiato pelle con l’avvicinarsi del momento, diventando una diretta tv di Italia 1: i posti vuoti, dunque, non sarebbero stati un bel vedere.
Siamo in pieno revival della musica in tv, purché ci sia un qualche segno del «live» tanto di moda. In queste settimane Italia 1 e Raidue si fronteggiano: a X-Factor e allo special su Vasco di quest’ultima, la rete berlusconiana ha risposto con la messa in onda dei Wind Awards e ora con questa diretta...FINCHE' SI GIOCA IN QUESTO MODO NON PUO' CHE FAR BENE ALLA MUSICA...NATURALMENTE TRALASCIANDO I REALITY CHE SONO L'UNICA COSA NEGATIVA IN QUESTA TV SPAZZATURA!!!CIAO!

BOB DYLAN in ITALIA!

Torna in Italia una delle figure più importanti e controverse della musica americana: Bob Dylan sarà infatti in concerto questa sera a Trento, nel giardino di Palazzo delle Albere (sede del Museo d’arte moderna e contemporanea) per la prima data del suo tour estivo nel nostro paese, che proseguirà domani a Bergamo Lazzaretto e mercoledì 18 a Chatillon, in provincia di Aosta, al Castello Baron.
Dopo l’Italia, Dylan si sposterà in Francia, Spagna e Portogallo per poi concludere il tour estivo con il ritorno negli Stati Uniti dove, il prossimo 12 agosto, si esibirà a New York, al Prospect Park di Brooklyn per il concerto più atteso della sua tournee.
Dylan, autentico mostro sacro della musica contemporanea, è stato insignito ad aprile del premio Pulitzer alla carriera, diventando il primo musicista a ricevere la più importante onorificenza riservata al mondo del giornalismo.
Il suo ultimo disco, dal titolo ’Modern times’, è uscito due anni fa: nella sua carriera ha pubblicato oltre cinquanta album tra lavori in studio, raccolte e live, firmando brani immortali come ’Blowin’ in the wind’, ’Knockin’ on heaven’s door’, ’The Times They Are A-Changin«, molti dei quali sono divenuti simboli dei movimenti pacifisti....grandi personaggi fanno grande la musica!!Alla prox

giovedì 12 giugno 2008

AC/DC.....Revolution

Paradossi dell'epoca contemporanea. Ci sono dischi di cui non sappiamo nè il titolo nè tantomeno la data d'uscita, ma solo il canale di distribuzione. Secondo un'indiscrezione del Wall Street Journal, ripresa poi dai media americani e non, gli Ac/Dc avrebbero deciso di distribuire soltanto nei grandi magazzini della catena Wal-Mart il loro prossimo album, atteso per l'autunno e descritto come l'ultimo in assoluto per la storica hard rock band australiana.
In questo modo gli Ac/Dc seguirebbero l'esempio di altri musicisti di lungo corso, gli Eagles, che hanno scelto Wal-Mart come canale esclusivo di vendita (negli Usa) del loro ultimo album Long Road Out of Eden (varcando l'incredibile soglia, soprattutto per gli standard attuali, di sette milioni di copie vendute).
Mentre gloriose catene di negozi di dischi come Tower Records o Virgin chiudono i battenti o sembrano destinate a farlo nel giro di poco tempo, Wal-Mart è diventato il canale di vendita principale per la musica negli Stati Uniti. Ma la sua leadership sembra avere i giorni contati, insidiata da un lato dalla crescita digitale di iTunes, dall'altro dallo spazio sempre più ridotto destinato ai cd nei supermercati.
A proposito di iTunes, la scelta degli Ac/Dc appare come doppiamente curiosa. La band australiana è infatti una delle pochissime realtà musicali di livello mondiale (assieme a Beatles e Garth Brooks) a non aver ancora concesso al jukebox digitale di Apple o ad altri negozi online il download legale del suo repertorio. Forse con l'album d'addio qualcosa cambierà, intanto il gruppo di Angus Young si fa notare certo per l'originalità: mentre tutti scelgono Internet e iniziano a snobbare il cd, gli Ac/Dc rifiutano la Rete e si concentrano proprio sul compact disc...be' il mondo musicale come si vede e in subbuglio...e ogni gruppo..singolo che sia sceglie la strada piu' consona...d'altronde come dargli torto!Ciao

martedì 10 giugno 2008

BOLOGNA...tappa dei grandi successi

BOLOGNA
Il prossimo 18 luglio il tour europeo di Mike Patton farà tappa a Bologna. Il progetto musicale dell’artista californiano, intitolato "Mondo cane", propone arrangiamenti e interpretazioni di canzoni italiane degli anni Cinquanta e Sessanta (da Teco a Celentano, passando da Mal fino a Nicola Arigliano) ed è coprodotto dalla Regione Emilia Romagna. Gli arrangementi dei grandi successi nostrani che hanno segnato più di una generazione sono firmati da Daniele Luppi. Sul podio, per la data bolognese, salirà invece il maestro Aldo Sisillo che dirigerà l’Orchestra Toscanini.
Il tour, che si aprirà il 12 giugno ad Amsterdam nella prestigiosa cornice dell’Holland Festival (occasione in cui saranno presenti l’assessore regionale alla Cultura Alberto Ronchi e il direttore di AngelicA Festival Massimo Simonini), approderà sotto le Due Torri con un grande evento che si terrà in piazza Santo Stefano, nell’ambito di Bè Bologna Estate.
Artista eclettico, noto alle grandi platee per il successo riscosso con i Faith No More negli anni Novanta, Mike Patton ha poi seguito le direzioni creative più spericolate, diventando una delle figure di spicco della scena sperimentale, in stretta collaborazione, tra gli altri, con il mentore della Downtown Scene newyorkese, John Zorn...appuntamento di prestigio sia per percorrere anni belli della musica mondiale segnando il successo come noto negli anni 90,in piu' partendo non ha caso proprio da BOLOGNA,tappa da me presa per il nuovo studio..e per incominciare un progetto che porta alla scoperta per non dire riscoperta della musica retro' quale stiamo vivendo..be' la fortuna aiuta gli audaci certo...ma l'impegno e determinante quando si vuol ottener qualcosa..un grazie a tutti..e per serata anni 90 emigrero' 10 giorni con la radio a MIAMI..ma le tappe continueranno anche in ITALIA...alla prox ragazzi..dance we dance...by!

lunedì 9 giugno 2008

Fenomeno RADIOHEAD

Non è un caso che ormai non si scrivano solo libri sui Radiohead, ma attorno ai Radiohead. Nessuno, negli ultimi vent'anni, ha creato un radicato e duraturo senso di appartenenza musicale come la band di Thom Yorke. Nemmeno gli U2, ormai stanchi delle loro molte rivoluzioni e adagiatisi, dopo Achtung Baby, in una stucchevole reiterazione di se stessi. Se i Pink Floyd si sono limitati a perlustrare la faccia oscura della Luna in un disco, i Radiohead nell'oscurità ci vivono. La cercano, la inseguono, la ricreano. Ne traggono ispirazione, perennemente in bilico tra estasi del nichilismo e compiacimento di chi ha previsto l'Apocalisse.
I loro primi passi erano fortemente derivativi, vicini all'epica irlandese degli U2 più ispirati, e fu così - «i nuovi U2» - che vennero chiamati dopo The Bends (1995), sorta di lunga e struggente fiaba che non manca mai nelle classifiche dei «migliori dischi del XX secolo». La storia della musica, come del resto quella dell'arte, è spesso fatta di cordoni ombelicali recisi, di capacità o meno di uccidere i propri padri, e se solo adesso Chris Martin dei Coldplay sembra averne abbastanza di somigliare a Bono, i Radiohead non si sono ancora stancati di mutare, scardinare: rivoluzionare. A The Bends fecero seguire l'epocale Ok Computer, dove i migliori Pink Floyd convivevano miracolosamente con i Beatles meno spensierati. Una delle molte pentecosti armoniche dela band, un po' come se i loro volti per nulla divistici, ora increspati e ora impiegatizi, celassero una superband capace di far convivere Syd Barrett e John Lennon, Johnny Cash e Bob Dylan, David Byrne e Miles Davis.
Ai peana universali, 11 anni fa, i Radiohead hanno reagito nella maniera più difficile e necessaria: spostandosi ancora, navigando controvento. Nei dischi successivi, dalla doppietta Kid A/Amnesiac a In Rainbows, hanno tratto ispirazione da tutto ciò che era possibile e soprattutto impossibile: le onde accademiche martenot, il sistema binario, l'elettronica esoterica, la musica popolare, persino le malattie dei conigli (la mixomatosi). Hanno scritto di mostri che succhiano il sangue giovane, messo in musica Douglas Adams, fatto cantare il fisico Stephen Hawking. Si sono spinti in terre inesplorate, edificando il loro habitat in un fascinoso nowhere. Il rischio era la musica per pochi intimi, del culto snobistico della nicchia. Sono riusciti a tracciare la strada più desiderata e per questo impervia: la perfetta via di mezzo tra l'alternativismo di professione e la legittima volontà di piacere. Per questo hanno generato una sorta di discreta ma evidente «febbre Beatles»: perché non hanno mai tradito prima se stessi, poi chi li ascoltava.
Nati 22 anni fa alla Abingdon School di Oxford, avevano la stessa formazione di adesso e si chiamavano On a Friday. Cambiarono nome per volere della Emi e perché misuratamente colpiti da una canzone dei Talking Heads. Il loro primo successo, un singolo del 1992, non era che l'autoscatto di Thom Yorke, occhio alla zuava e voce ipnotica. Il brano si chiamava Creep ed era la prima volta in cui Yorke, Leopardi del rock, palesava i suoi incubi («Sono un perdente, un mostro»). Da allora è stata una cascata di note, visioni, paure. Yorke è una sorta di alieno depresso, un artista postumo di se stesso, la cui voce ancestrale e a tratti insostenibile si sposa sontuosamente con sonorità avveniristiche figlie anzitutto di Jonny Greenwood (il chitarrista). A differenza di Jim Morrison o Kurt Cobain, Yorke sembra volersi punire con una esistenza complicata e oltremodo faticosa, a fronte di una evaporazione di sé che a prima vista sembrerebbe più facilmente percorribile. Non per nulla uno dei suoi canti più dolenti si intitola How to disappear completely.
I Radiohead sono una sintesi di talento e sperimentazione, istinto, longevità e scaltrezza (anche di marketing, basta pensare al download libero con cui è stato lanciato In rainbows). Non i nuovi Pink Floyd, non i nuovi U2: i nuovi Radiohead. Un loro disco non è un ascolto ma un evento. Qualcosa con cui suggellare il tempo, misurarsi, scontrarsi. Se la musica, come ha scritto Cechov, deve essere cavatappi dell'anima, nessuna band negli ultimi anni è in grado di aprire così tante bottiglie...alla prox!

domenica 8 giugno 2008

MANU CHAO....taglia i prezzi

Quindici concerti in giro per la Francia, con biglietti a prezzi abbastanza abbordabili: 29 euro, circa il 30% in meno del prezzo dei ticket di altri concerti. A sette anni dall'ultimo concerto Manu Chao ha organizzato il suo tour pensando a chi soffre del calo di potere d'acquisto e ha poco da spendere in divertimenti. «Non sto dicendo che non ci guadagno niente - ha precisato il cantante in un'intervista al quotidiano francese Le Parisien - ma so che aumentando i biglietti di dieci euro finiremmo per darci la zappa sui piedi».
Per potersi permettere prezzi tanto contenuti anche in sale di norma costose, come quella parigina di Bercy dove un biglietto per Madonna è arrivato a costare 150 euro, Manu Chao e la sua società di produzione, la «Corida», hanno tagliato tutti i costi superflui: niente scenografie fastose, schermi video o giochi di luci elaborati, poca promozione e pochissimo marketing. «Non abbiamo usato pubblicità né manifesti - ha spiegato al quotidiano francese il rappresentante di «Corida» Olivier Darbois - Vista l'attesa che c'era intorno a Manu Chao, i concerti si sono riempiti molto in fretta lo stesso».
Il motivo di maggiore orgoglio per gli organizzatori è stato non aver dovuto fare ricorso a sponsor privati per potersi permettere prezzi così bassi: «È una questione di principio - ha concluso Manu Chao - non siamo venditori di scarpe. Siamo fieri di proporre un prezzo simile a queste condizioni. Non ci sono loghi nei nostri concerti perchè non abbiamo sponsor. È il motivo per cui prendiamo parte a pochi festival, che hanno sempre uno sponsor, e se lo facciamo chiediamo che nel contratto sia scritto che non accettiamo alcun logo in scena....questa e una buona politica... che in molti dovrebbero adottare...alla prox!

venerdì 6 giugno 2008

HIT PARADE

De Gregori e Jovanotti guidano le classifiche settimanali degli album più venduti e dei brani più scaricati da Internet.
A dominare la graduatoria Fimi-Nielsen dei cd più venduti è Francesco De Gregori. Appena uscito, «Per brevità chiamato artista» balza al primo posto in classifica lasciandosi alle spalle, nell’ordine, Madonna («Hard Candy»), Jovanotti («Safari»), Vasco Rossi («Il mondo che vorrei») e Max Pezzali con il suo «Live 2008».
De Gregori si prepara a ripartire dal palco dell’Ippodromo delle Capannelle di Roma il 30 giugno (dove aprirà il Roma Rock Festival) con il nuovo tour estivo «Live in Summer«. Con De Gregori suoneranno i musicisti che da alcuni anni lo affiancano sia nelle performance live che nelle registrazioni discografiche: Stefano Parenti alla batteria, Alessandro Arianti alle tastiere, Alessandro Valle pedal steel guitar e chitarra, Lucio Bardi e Paolo Giovenchi alle chitarre e naturalmente Guido Guglielminetti, storico capobanda, al basso.
Queste le prime date del tour: 1 luglio San Giorgio a Cremano (Na) Villa Bruno 2 luglio Monza (Mi) Villa Reale 16 luglio Venaria (To) Area Concordia 18 luglio Lignano Sabbiadoro (Ud) Arena Alpe Adria 19 luglio Savignano al Rubicone (Fc) Piazza Borghesi 26 luglio Casoni (Re) Parco Filippini 31 luglio Rosciano (Pe) Stadio Comunale.
Per i brani più scaricati da Internet, primo posto per «A te» di Jovanotti, seguito da «4 Minutes» di Madonna. Poi, «Mercy» di Duffy, «In Italia» di Fabri Fibra e «American Boy» di Estelle. La graduatoria dei dvd vede al primo posto i Genesis con «When in Rome...Genesis 2007» seguiti da Renato Zero («Figli del sogno») e da Gigi D’Alessio «A l’Olympia». La classifica delle compilation premia «Viva radio 2» di Fiorello e Baldini.

Ben tornato STEVIE WONDER

Per uno che «vede il mondo attraverso il cuore», la parola grazie è sempre a portata di labbra, come la musica. E la parola spirito pure. Nel presentare la sua prossima tournée europea con una straordinaria conferenza stampa, ieri all’Hard Rock Café di Londra, al termine della quale ha elargito agli invitati un eccelso concerto a sorpresa con la sua band, Stevie Wonder ha dimostrato che venticinque Grammy e il prestigioso Lifetime Achievement Award non hanno fatto altro che acuire il suo senso di gratitudine verso la vita e la sua voglia di prendere in considerazione innanzitutto lo spirito di una persona.
Compreso quello di Barack Obama. «Per me, in quanto afro-americano, la candidatura di Obama è una grande cosa - dice Wonder -. Ma io guardo sempre oltre l’aspetto fisico. Sono convinto che siamo senza colore. Puoi essere di qualunque colore e con un cuore orribile oppure incredibile». Per Stevie, proverbiale anima di riferimento del soul, lo spirito di Obama «è una combinazione tra quello di John Fitzgerald Kennedy e quello di Martin Luther King». E con uno spirito del genere, risponde trionfante ai giornalisti che picchiano su questo tasto, «non si può perdere».
Chi, nonostante la cecità, ha avuto i doni di Stevie avrebbe potuto facilmente insuperbirsi. Lui invece continua a parlare senza falsi pudori della sua mamma, che gli è mancata due anni fa, e dei suoi figli. Anziché assumere i tic invariabilmente odiosi delle superstar, si ostina a dire che «siamo una sola famiglia» e chi, come lui, ha avuto in tanta abbondanza «lo speciale dono di comunicare», ha il dovere di esprimere attraverso la musica «la grandezza delle benedizioni che ci sono state concesse e il fatto che le cose che abbiamo in comune sono molte di più di quelle che possiamo pensare».
La musica sembra passare per Stevie Wonder come attraverso un conduttore. Sono veramente pochissimi gli artisti del suo calibro che si portano dietro la tastiera a una conferenza stampa, come aveva fatto qualche anno fa a Londra, e tantomeno un fior di band, come ha fatto questa volta. «Voglio sinceramente dirvi grazie per avermi dimostrato tutto il vostro sostegno e per il successo che mi avete permesso di avere. Senza di voi non avrei mai potuto dare a mia madre una vita migliore».
Prima ancora di definirsi americano, insiste Wonder, «sono un essere umano con uno spirito e una prospettiva aperti al mondo». Ecco perché gli piace tanto Londra, alla quale sono legati i ricordi affettuosi di quando la visitò, ancora ragazzino, con sua madre. Di qui il desiderio di tornare in Europa con una tournée il prossimo settembre, che lo porterà anche in Italia, a Milano, il 26, per un unico concerto al Datchforum.
In cantiere, Stevie ha anche un disco che si chiamerà Through the Eyes of Wonder e sul quale promette di lavorare anche «on the road», e precisamente in Inghilterra, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Italia e Francia, durante il suo tour. Gli piacerebbe che il nuovo cd uscisse a ottobre: «Spero di riuscirci». Con quel sorriso sbarazzino pronto a piegargli da un momento all’altro gli angoli della bocca, non centellina il tempo per chiacchierare. All’addetto stampa che concede ancora un paio di domande al pubblico, lui si sovrappone dicendo: «Ancora dieci!»
Poi, nell’intimità afosa dell’Hard Rock Café, aggiunge: «Quando mettiamo insieme le nostre energie per il bene dell’umanità, non c’è montagna che non possiamo scalare». La platea applaude e ulula. È il segnale: Wonder si lancia entusiasta in un set di sei canzoni: Signed, Sealed, Delivered precede altri grandi hit come Happy Birthday, Living for the City e la sensazionale Superstition....quindi bel tornato STEVIE!

giovedì 5 giugno 2008

I MONACI conquistano le Hit Parade

D’accordo, al primo posto c’è sempre Usher, con Here I stand e al secondo Rockferry di Duffy. Ma fa una certa impressione vedere ben piazzato al settimo posto della classifica inglese dei dischi pop, molto prima di Madonna e di Amy Winehouse, l’album Chant - Music for paradise, cantato dai monaci cistercensi di un’abbazia nei pressi di Baden. La storia di come un pacato coro gregoriano sia riuscito da una valle austriaca a scalare la hit-parade britannica, la più selettiva del mondo, e a farsi largo nelle martoriate orecchie di migliaia di teenagers, è davvero incredibile. Ma un po’ di divina Provvidenza, un video su YouTube e uno dei videogiochi più popolari si sono coalizzati per rendere possibile il miracolo.
Tutto è cominciato nel febbraio scorso, quando la Universal Records si è accorta che la richiesta di musica gregoriana aumentava e che i pochi dischi in catalogo non bastavano più a soddisfare la domanda. Nelle pubblicazioni cattoliche di mezzo mondo è così comparso un avviso pubblicitario: «La Universal cerca esecuzioni di musica gregoriana da produrre con la propria etichetta». Tom Lewis, responsabile della sezione Classica & Jazz della casa discografica, ricorda: «Fummo letteralmente inondati. Non mi ero mai reso conto di quante persone riempiano di musica la propria vita quotidiana. Ricevemmo proposte da singoli individui e da scuole, ma anche da gente che aveva fatto del canto gregoriano una ragione di vita».
Nel giorno in cui i termini per la consegna dei provini stavano per scadere, arrivò una e-mail alla casella postale della Universal, intitolata in tedesco «Schnell, schnell!» (Presto, presto!). Era firmata da «Padre Karl» e riportava un semplice link a YouTube: nel video, i monaci dell’abbazia di Stift Heiligenkreuz, evidentemente a loro agio con Internet come con la musica di mille anni fa, avevano registrato uno dei loro canti. «Fu una cosa davvero stupefacente - dice Tom Lewis -. Erano bravissimi, l’esecuzione più bella che avessimo mai sentito». Stift Heiligenkreuz, fondato nel 1133, è il più antico monastero austriaco ancora in attività e si trova nei boschi di Baden, che devono avere davvero qualcosa di speciale. Da quelle parti Mozart compose una delle sue opere più intense, l’Ave Verum. Da 900 anni tra le pareti del monastero risuona la musica forse più cara a Dio, ma anche quella più facilmente riconoscibile per la sua scarna semplicità, in grado di entrare in ogni mente e in ogni cuore, rasserenandoli.
Ma come è stato possibile convincere ragazzi assordati dall’hip-hop, che considerano già vecchia e irrecuperabile una canzone di un anno fa, che c’è ancora qualcosa di piacevole in note scritte secoli fa, al lume di candela, su di una pergamena? Forse, la ragione sta in un videogioco. Quando nel 2001 uscì la prima parte della trilogia di Halo, la colonna sonora del bestseller di Xbox era infatti un canto gregoriano, così come quella delle versioni successive. L’ultima, Halo 3, ha incassato circa 100 milioni di euro solo nel primo giorno di vendita, battendo il record per il maggiore introito realizzato da un prodotto di intrattenimento in 24 ore. Milioni di ragazzi hanno probabilmente imparato ad apprezzare questa musica ascoltandola mentre giocavano su una consolle e trovandola alla fine piacevole, cosa che dovrebbe fare riflettere quanti pensano che tra i giovani e la musica «classica» non sia ormai più possibile un dialogo: il problema non è infatti che cosa si fa scoltare, ma come lo si fa ascoltare.
Secondo Lewis, che è un esperto di mercato, all’origine del successo ci sono però anche altre ragioni. «La musica gregoriana segue degli andamenti ciclici - spiega -. Si vende molto nei momenti di crisi economica e meno in quelli di boom. Forse, quando siamo preoccupati e sottoposti a migliaia di tensioni durante il giorno, tornando a casa la sera cerchiamo un po’ di pace e questo canto ideato per celebrare Dio ci aiuta». Padre Karl e i suoi confratelli sono ormai delle star del web e in molti siti è possibile ascoltarli gratis. Ma è meglio comperare il disco. Aiuta lo spirito e aiuterà i missionari del Vietnam, cui andranno tutti i proventi...come dire in questo campo cioe' che le vie del Signore non sono finite almeno in quello musicale....alla prox!

mercoledì 4 giugno 2008

L'ultimo lavoro di "ALANIS MORISSETTE"

Le complicazioni sentimentali hanno fatto la sua fortuna: più ha sofferto, meglio ha creato. Dopo l’esordio fulminante di Jagged little pill tredici anni fa (seguito da quattro dischi, di cui l’ultimo So-called chaos nel 2004), Alanis Morissette torna con Flavors of entanglement, da ieri in vendita nei negozi. Siccome in amore gli schemi che non funzionano sono quelli che si ripetono con maggior facilità, il terreno su cui si muove oggi l’artista canadese è lo stesso di allora: una storia finita male.
Flavors of entanglement è il veicolo attraverso cui Alanis ha guidato la sua vita fuori dal tunnel e nei testi non fa mistero della sua delusione né della sua voglia di maternità: in Incomplete e in Torch sogna il giorno in cui avrà bambini e una famiglia, poi però, poco conciliabilmente, in Moratorium proclama “una moratoria delle relazioni”, “una tregua dalle fatiche del rapporto di coppia” e canta la necessità di “una boccata d’aria fuori dai profumi dei grovigli emotivi”. Insieme al produttore Guy Sigsworth (già con Bjork e Madonna) la Morissette realizza undici brani, che in parte rasentano la techno. I loop portanti di Straitjacket (perfetta per il dancefloor), le dosi elettroniche della cupa Versions of violence e il drum & bass di Moratorium si alternano a canzoni piano e voce come Not as we (colonna sonora per l’episodio del Dr House “97 Seconds”) e a ballate come Torch, Tapes o il singolo Underneath. In Citizens of the Planet tabla indiane e muri di chitarre interpretano alla perfezione quella rabbia intrisa di dolcezza che fu il picco comunicativo anche della vecchia You oughta know. La grana della voce è sempre quella e va riconosciuto che ha fatto scuola. Alanis Morissette si esibirà in Italia il 22 giugno nella giornata finale dell’Heineken Jammin’ Festival, il 24 all’Auditorium di Roma e il 25 a Torino. In occasione della sua esibizione ai Wind Music Awards (in onda su Italia 1 stasera e domani) ha raccontato alla stampa l’ultima fatica.Allora al via le premiazioni per stasera...con grande parata di big dello starsystem musicale Italiano e Internazionale...Ciao!!

martedì 3 giugno 2008

CRESCERE..

Crescere credendo che siamo angeli,
angeli che possiedono una sola ala
in cerca dell'altra metà
per non sentirsi più soli
per iniziare a volare.
Crescere provando diverse ali
conoscendo angeli che come me ne possiedono solo una
unirsi a loro e non sentirsi soli.
Ma senza volare veramente.
Crescere camminando e volando
Con angeli che come me cercano altre metà,
per non sentirsi soli,
per iniziare a volare.
Illudersi crescendo che questo sia vero;
aprire gli occhi
strappare via quell'ala dannata
quell'ala sempre in cerca.
Crescere e imparare
camminando ad occhi aperti
scoprire che solo così puoi volare.

lunedì 2 giugno 2008

NEGRAMARO incantano SAN SIRO

Trentasettemila paganti a San Siro sono una bella ciliegina sulla torta del successo dei Negramaro, maschia compagine salentina la cui età media supera di poco i trent’anni. Un fenomeno in Italia, perché ha la non piccola prerogativa di essere l’unica ad attirare folle per le quali i componenti della band non potrebbero essere padri né nonni, come succede invece per tutti gli altri divi di richiamo. È stato un concerto unico, primo della stagione nella Scala del calcio e del rock, che ospiterà fra poco Vasco e Springsteen. Ne verrà tratto un dvd natalizio e, per questa specie di consacrazione, i sei salentini non si sono fatti mancare nessuna di quelle roboanti attrattive che fanno una kermesse: palco enorme fiancheggiato da lunghe strisce argentate, lunghissime passerelle snodate fra il pubblico dove il leader Giuliano Sangiorgi correva e saltellava con una velocità che i più maturi performer hanno ormai scordato; maxischermi, giochi di luci e soprattutto tantissimi ospiti.
Hanno punteggiato due ore di spettacolo teso e di varie atmosfere: gli String Solis Quartet, assecondando con i loro archi i pezzi più intimi e accorati come Amen, Neanche il mare, Ogni mio istante; il Mattafix Marlon Roudette che ha alleggerito La finestra in versione remix, togliendole quella cupezza che spesso caratterizza i Negramaro. E altrettanto ha fatto il più amato e applaudito delle star in scena, Jovanotti, la cui presenza ha fatto lievitare lo stadio, grazie a una leggerezza che è poi il prodotto di un solido professionismo. Con Sangiorgi, Lorenzo ha cantato Cade la pioggia nonché il proprio Safari remix cui il collega ha collaborato. Imbracciando la chitarra in Una volta tanto, Paolo Kessisoglu delle Iene ha suscitato un tifo pazzesco. E ancora, ormai verso i bis, sono saliti Mauro Pagani e Antonio con tutti i tamburi della pizzica, in un breve quanto trascinante omaggio alla terra salentina.
Partita verso il successo grazie a una scandalosa eliminazione dal Sanremo targato Bonolis, la band si muove fra tradizione melodica ed echi internazionali e ha il suo innegabile punto di forza nell’autore Sangiorgi, le cui tonsille hanno una forza inversamente proporzionale alla simpatia (che non è del resto requisito fondamentale in una star). È lui il motore dello show, con i suoi vocalizzi e il falsetto che è un po’ il marchio dell’interpretazione, peraltro ripetuto e ostentato fino a risultare tavolta stucchevole: ci si riposa solo in due struggenti cover, Luci a San Siro di Vecchioni e La guerra di Piero di De André, tributo al pacifismo; per il resto, spunta spesso l’ombra di Freddie Mercury a ricordare quanto l’ironia (qui mancante) sia complemento indispensabile del virtuosismo nel pop. Avevano aperto la serata una sventagliata di supporter: Fink, The Fashion, Infadels e soprattutto gli scozzesi Fratellis, una delle ultime rivelazioni indie d’Inghilterra, con un divertente, ottimo set country-punk; quest’anno saranno a Glastonbury, il più grande festival britannico...sicuramente da non perdere per le nuove leve della musica europea.Cmq merito e tributo alla banda SANGIORGI che esprime musica all'avanguardia e senza filtri...e di questo poche band lo fanno....onore a loro!Alla prox.....By

IL TEMPO DELLA VITA

Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell'anima.
Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell'eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
È la fonte della saggezza
È la strada della felicità
È il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità
È la chiave del Paradiso.