lunedì 2 giugno 2008

NEGRAMARO incantano SAN SIRO

Trentasettemila paganti a San Siro sono una bella ciliegina sulla torta del successo dei Negramaro, maschia compagine salentina la cui età media supera di poco i trent’anni. Un fenomeno in Italia, perché ha la non piccola prerogativa di essere l’unica ad attirare folle per le quali i componenti della band non potrebbero essere padri né nonni, come succede invece per tutti gli altri divi di richiamo. È stato un concerto unico, primo della stagione nella Scala del calcio e del rock, che ospiterà fra poco Vasco e Springsteen. Ne verrà tratto un dvd natalizio e, per questa specie di consacrazione, i sei salentini non si sono fatti mancare nessuna di quelle roboanti attrattive che fanno una kermesse: palco enorme fiancheggiato da lunghe strisce argentate, lunghissime passerelle snodate fra il pubblico dove il leader Giuliano Sangiorgi correva e saltellava con una velocità che i più maturi performer hanno ormai scordato; maxischermi, giochi di luci e soprattutto tantissimi ospiti.
Hanno punteggiato due ore di spettacolo teso e di varie atmosfere: gli String Solis Quartet, assecondando con i loro archi i pezzi più intimi e accorati come Amen, Neanche il mare, Ogni mio istante; il Mattafix Marlon Roudette che ha alleggerito La finestra in versione remix, togliendole quella cupezza che spesso caratterizza i Negramaro. E altrettanto ha fatto il più amato e applaudito delle star in scena, Jovanotti, la cui presenza ha fatto lievitare lo stadio, grazie a una leggerezza che è poi il prodotto di un solido professionismo. Con Sangiorgi, Lorenzo ha cantato Cade la pioggia nonché il proprio Safari remix cui il collega ha collaborato. Imbracciando la chitarra in Una volta tanto, Paolo Kessisoglu delle Iene ha suscitato un tifo pazzesco. E ancora, ormai verso i bis, sono saliti Mauro Pagani e Antonio con tutti i tamburi della pizzica, in un breve quanto trascinante omaggio alla terra salentina.
Partita verso il successo grazie a una scandalosa eliminazione dal Sanremo targato Bonolis, la band si muove fra tradizione melodica ed echi internazionali e ha il suo innegabile punto di forza nell’autore Sangiorgi, le cui tonsille hanno una forza inversamente proporzionale alla simpatia (che non è del resto requisito fondamentale in una star). È lui il motore dello show, con i suoi vocalizzi e il falsetto che è un po’ il marchio dell’interpretazione, peraltro ripetuto e ostentato fino a risultare tavolta stucchevole: ci si riposa solo in due struggenti cover, Luci a San Siro di Vecchioni e La guerra di Piero di De André, tributo al pacifismo; per il resto, spunta spesso l’ombra di Freddie Mercury a ricordare quanto l’ironia (qui mancante) sia complemento indispensabile del virtuosismo nel pop. Avevano aperto la serata una sventagliata di supporter: Fink, The Fashion, Infadels e soprattutto gli scozzesi Fratellis, una delle ultime rivelazioni indie d’Inghilterra, con un divertente, ottimo set country-punk; quest’anno saranno a Glastonbury, il più grande festival britannico...sicuramente da non perdere per le nuove leve della musica europea.Cmq merito e tributo alla banda SANGIORGI che esprime musica all'avanguardia e senza filtri...e di questo poche band lo fanno....onore a loro!Alla prox.....By

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