venerdì 27 febbraio 2009

AFTERHOURS....in streaming


«Il paese è reale», il brano degli Afterhours che ha ricevuto il premio della critica a Sanremo, è disponibile in streaming sulla pagina di Myspace ufficiale della band milanese.
Sarà inoltre possibile ascoltare ogni giorno online a rotazione un nuovo brano degli altri diciotto artisti che partecipano alla raccolta «Il paese è reale», tra i quali figurano Roberto Angelini, Beatrice Antolini, Paolo Benvegnù, Marta sui Tubi e Zu.
L’album «Il paese è reale» sarà venduto in esclusiva dalla Fnac sempre a partire da oggi, nei sette punti vendita della catena (Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino Centro, Torino Le Gru, Verona) e sul sito e-commerce fnac.it, al prezzo speciale di 9,90 euro, senza spese di spedizione.

martedì 24 febbraio 2009

Strepitosi......U2


Erano così consapevoli di avere in tasca uno splendore, che si sono permessi di mandare avanti come singolo Get On Your Boots con le sue lepidezze da «Pop»: i fans di mezzo mondo avevano pensato che la montagna avesse partorito il topolino, invece ad un ascolto totale delle 12 tracce del nuovo album No Line on The Horizon, il temebondo singolo si rivela per quello che è, un passaggio, un alleggerimento all’interno di un flusso di musica che cattura per atmosfere e ispirazione, per sfondi sonori, per la voce di Bono che sembra aver trovato una misura di più matura libertà espressiva.
La paura di una delusione non mancava: aveva messo ansia il rinvio autunnale dell’uscita di No Line On The Horizon. Gli U2, si sa, sono un oggetto di culto per la cultura rock, ma gli anni passano anche per loro e qualche delusioncina negli ultimi album non era mancata.
Invece, è come esser tornati alle sorprese di Achtung Baby, di 18 anni fa, con questo attesissimo album che esce finalmente in Italia il prossimo 27 febbraio, e si rivela fin d’ora notevole davvero: sarà una festa soprattutto ascoltarlo dal vivo, nel tour mondiale che partirà da Barcellona fra il 27 e il 30 giugno, e arriverà a San Siro fra il 6 e l’8 luglio, pare con due concerti. L’evento dell’estate.
Quasi tutti i pezzi, a partire da quello del titolo dell’album che apre la scaletta, sono firmati da U2, Brian Eno e Danny Lanois, che sono anche i produttori; e poiché Brian Eno, si sa, si allarga un po’ troppo, sembra (unica pecca, non piccolissima) di sentire gli ultimi Coldplay in un pezzo cruciale come Fez-Being Born, brano evocativo ma anche il più «enesco», con sonorità elettroniche che si confondono con voci e umori della casbah e con un’inquieta chitarra; subito dopo arriva White As Snow, ballad acustica che è fra i pezzi migliori dell’album. Il testo ricorda certi viaggi di Springsteen in autostrade desolate, ma ha l’inconfondibile anelito alla spiritualità di Bono, qui tentato dalle proprie radici folk.
Firmate solo dagli U2, oltre il già noto singolo, la veramente uduesca I’ll Go Crazy If You Don’t Go Crazy Tonight, e Stand Up Comedy: un pezzo nervoso e più pop, autoconfessione di Bono sulla propria doppia vocazione di istrione e idealista, dove si prende in giro da solo («Napoleone sta sui tacchi/Josephine stai attenta agli uomini piccoli con le idee grandi..»).
Hanno pensato a tutto, gli U2, anche alle canzoni da concerto: No Line On The Horizon è un palpabile invito ad accendersi, con una vocalità superlativa; in Magnificent, con un omaggio a Morricone, Bono confessa: «Sono nato per cantare per voi». Eccellente il lavoro di The Edge, Clayton e Mullen, in un disco che non trascura nulla: la cantabilità dal vivo, il sottrarsi alla prevedibilità dei suoni, una comunicazione più immediata. Si chiude con la più dura Breathe e con Cedars of Lebanon, pagina di diario che pare strappata a un corrispondente di guerra.

lunedì 23 febbraio 2009

Ecco il vincitore...."NO COMMENT"


Parlare prima con Giampiero Raveggi, capostruttura di Raiuno, e poi con Sebastian Marcolin, responsabile Rai Trade per i Servizi Digital Extension (in pratica tutti i servizi di interazione telefonica e digitale della Rai), fuga i molti dubbi che erano emersi proprio a causa di una dichiarazione di quest’ultimo. Dichiarazione che stava creando «un caso» attorno al televoto, sia da telefono fisso che da cellulare via sms.
A proposito dei voti che hanno decretato la vittoria di Marco Carta, il secondo posto di Povia e il terzo di Sal Da Vinci, Marcolin aveva detto: «Degli 800 mila televoti arrivati da quando si sono conosciuti i nomi dei tre finalisti, l’80% era di ragazzi dai 12 ai 20 anni. Un segno che conferma come Raiuno, grazie a questo Festival, si stia svecchiando». La domanda sorge spontanea: come fa la Telecom a conoscere l’età di chi telefona? E a consegnare alla stampa, insieme alle percentuali, anche l’arco anagrafico (i pubblicitari direbbero «range») della massa di ragazzi che hanno televotato il loro idolo sardo? Esiste un Grande Fratello che nel suo data-base ha inseriti non solo i nostri numeri di cellulare o di casa ma anche chi siamo, che sesso abbiamo, cosa stiamo facendo mentre telefoniamo e soprattutto quanti anni abbiamo?
«Assolutamente no - spiega Marcolin -, non vorrei mai che passasse questo messaggio. Mi è stato spiegato che la Telecom ha dei data-base legali con i dati delle persone che si iscrivono su pagine come Tim Tribù. Grazie a questi dati e seguendo il sistema Nielsen che può lavorare su campioni di 3.000-3.500 persone, si è ottenuta la stima che, appunto, otto votanti su dieci fossero ragazzi». E i ragazzi, naturalmente, hanno votato tre cantanti sotto i 40 anni e soprattutto il divo di Amici: come poteva essere altrimenti? Paolo Bonolis può quindi rivendicare come ulteriore trionfo l’incremento del pubblico giovane: circa il 30% in più rispetto al 2008. Un dato confermato anche dal televoto, nel quale, sempre secondo l’analisi Nielsen, prevalgono le ragazze. Su oltre un milione circa di voti per tutto il Festival (un milione e 187 mila, per la precisione), sono stati 800 mila quelli della finale, ma è da sottolineare anche che, nella seconda serata, quella che ha visto sul palco la grande musica, c’è stata una riduzione dell’età media degli spettatori di un anno.
E anche l’età media della puntata di ieri è stata di 1,5 anni in meno rispetto a quella di venerdì: 48,12 anni rispetto ai 49,66 di venerdì. «Vorrei anche sottolineare - dice infine Marcolin - che nessun signore dell’Ufficio marketing della Telecom è mai entrato in possesso o può essere autorizzato a usare i dati privati collezionati al momento della registrazione degli utenti, perché violerebbe privacy e tutto il resto». Crederci?

sabato 21 febbraio 2009

Al via il FINALE...nuove proposte vince "ARISA"



«Semplicità» di Arisa è stata la «Proposta» più votata, e ha vinto, ieri nella notte, la competizione per i giovani. Tra gli «Artisti», eliminati Dolcenera e i Gemelli Diversi. Sempre più, questo, è il Festival della mescolanza, un blob gigantesco, le canzonette e la lirica, le donne nude e i bambini malati, gli attori e i modelli, la tv generalista al massimo della sua essenza e il blob. Eccole eccole, le conigliette a Sanremo, evviva evviva. Che eccitazione, quasi che alla tv italiana non si vedessero mai le donne nude. Quasi che le loro vicissitudini non fossero già seguite dalla rete E! Entertainment Television in una sorta di reality da casa Hefner. Ma poi, come al Carnevale di Rio sotto la pioggia, le trombette tacciono, i pennacchi si afflosciano. Tutto lì? Bonolis sta giusto intervistando il «mecenate» Hugh Hefner, che dice cose rispettabili e irrilevanti, quando arriva davanti a loro, e alle conigliette mute, sedute, immobili, vestite, forse ri-vestite dall’Osservatore Romano, una ragazza nuda, tutta dipinta. Attimo di smarrimento, poi la allontanano, Bonolis raccomanda: «Piano piano».
Come avrà fatto, la signorina Laura Perego, ad arrivare fin lì? E la sicurezza tanto occhiuta? Era tutto organizzato? L’hanno scambiata per una coniglietta? Era una poverina in cerca di notorietà? Una furbacchiona aspirante pornostar, con tanto di sito? Per la precisione. La battuta: «L’opera lirica è un posto dove un uomo viene pugnalato e, invece di morire, canta» non è dello zio di Bonolis ma di George Bernard Shaw. Ieri il conduttore, elegante nel suo smoking, luccicante il cravattin, apre la quarta serata del Festival con un omaggio e un elogio alla lirica. Il soprano Dimitra Theodossiou e il tenore Gianluca Casanova accennano a qualche aria famosa, trascolorando dal melodramma ai Queen. Dunque: Bonolis è uno che conta? E’ uno potente? E’ uno che ha riportato gli ascolti del Festival agli onori degli ascolti generalisti? E allora, se pensa davvero che la lirica valga qualcosa di più che un breve «medley» in mezzo a un festival di musica leggera, potrebbe favorire la realizzazione di un programma che piaccia al colto e all’inclita e aiuti gli italiani a non perdere la memoria di uno dei loro patrimoni più grandi e esportabili, il melodramma. Perché abbiamo capito tutti di avere il 60 per cento dell’arte del mondo, in ogni sua declinazione: solo che poi lo umiliamo. Con il contributo importante della tv.
La lirica, ma poi i bambini malati, che dovrebbero essere assistiti a casa, mentre noi viviamo in un «terzo mondo dell’anima, dove le famiglie si sentono prese per i fondelli. Lo Stato, le regioni, i comuni latitano, ma noi dobbiamo pretendere quello che ci spetta, visto che paghiamo molte tasse e il nostro dovrebbe essere uno stato sociale». Richiesta di aiuto a chi fa, specificamente a una Onlus. Un attacco allo Stato? Che dirà l’Osservatore Romano? Disguidi tecnici, rallentamenti, il conduttore che porta via i microfoni da solo, «sembra una fiera di paese», canta in prima persona davanti a Cappon. Il bello di giornata, Ivan Olita, italiano, gioca sullo scilinguagnolo e sull’attrazione per la donna matura. Stefania Rocca ed Emilio Solfrizzi ne approfittano per lanciare l’ultima puntata di Tutti pazzi per amore. E’ la sera dei duetti. I dodici artisti cantano in compagnia di validi sodali. E’ la sera della «Proposta» vincitrice, mentre giovedì Ania si era aggiudicata il Sanremo web. Proprio lo sviluppo del festival sul web è un motivo del rinnovato successo: un avvicinamento al modo in cui i giovani ascoltano la musica, cioè via internet.
Il web da una parte, e Ciao Darwin dall’altra. Ogni conduttore fa il Festival che sa fare. Che rispecchia la propria «Weltanschaung», pardon: cioè la sua visione del mondo e, più modestamente, del varietà. Così Fazio contaminava, la Carrà festeggiava, Baudo solennizzava, Bonolis anima la platea, ne titilla i bassi istinti ma poi la nobilita con il linguaggio forbito e i nobili intenti. Mescola. Gestisce benissimo il magma e dà forma al caos. Chiama Madre Natura, anzi, avendo a disposizione ampi mezzi, tante Madri Nature; scherza con Laurenti, che gli dà una mano importante, lo sorregge, e manca solo che arrivi la macchina del tempo. Potevano farci arrivare le conigliette di Hugh Hefner, invece che farle stare lì sedute sulle poltroncine del dentista.

martedì 17 febbraio 2009

Al via la prima.....SANREMO


Ultimo treno, ultima occasione, ultimo appello. Anzi, visto che è un Festival con vista mare, ultima spiaggia. Fabrizio Del Noce lo dice chiaro e tondo: «O si fanno gli ascolti o per Sanremo è crisi». Non più oscillazioni, flessioni, cali e altri pietosi eufemismi democristiani: crisi. O la va o la spacca. Perché, secondo il direttore di Raiuno, «è chiaro che, se continuerà la disaffezione del pubblico, Sanremo non sarà più un grande evento». Tradotto: se andrà male anche quest’anno, addio Festivalon de’ festivaloni, derubricato a un Ballando con le stelle qualsiasi. Anche se metterci una pietra (tombale) sopra, come suggeriva saggia la Carrà, non si può perché l’accordo con il Comune è valido per altri due anni e poi perché quello del 2010 sarà il Festival numero 60, dunque con celebrazione obbligata.
Per esorcizzare il temutissimo flop, Del Noce è convinto che «quella di Paolo Bonolis sia la scelta giusta». E il conduttore ammicca: «Sono convinto che piacerò. Mi auguro che arrivino gli ascolti, però io lavoro sul prodotto. E il prodotto è buono». Del resto, per l’assalto allo share la Rai schiera l’artiglieria pesante: stasera, Mina (che canta Nessun dorma! in video e non solo in voce, e con la quasi certezza che si riappalesi sabato per il gran finale) e Roberto Benigni. Però dici Bonolis e Benigni e subito ricicciano le polemiche. Il Gran Baratto fra la Rai e il Robertaccio sulla sua comparsata (venti minuti «nei quali ci divertiremo molto, è caricato a pallettoni», giura Bonolis, e senza censure perché «se hai Benigni devi dargli il massimo della libertà») sta facendo litigare praticamente tutti, dal Parlamento agli alti papaveri Rai fino al Codacons che vuol portarlo in Procura. Idem per il milioncino tondo tondo versato a Paolino («Aho’, ma è lordo!») per ideare e condurre la gran macchina spettacolar-canzonettara, cifra che suona incongrua in tempi di crisi vera e nera e cinghie tirate dalle Alpi alle piramidi. «Polemiche fuori luogo - contrattacca Del Noce - dato che è lo stesso cachet versato ai direttori artistici dei Festival precedenti. Perché nessuno protesta per gli stipendi dei calciatori (magari perché li pagano Moratti o Berlusconi, non i forzati del canone, ndr)? Questo è un atteggiamento molto italiano».
Il Bravo Presentatore, per il resto tutto sorrisi e battute, sull’argomento sfodera gli artigli: «È un’evidente polemica strumentale, di quelle che si usano in politica. Il mio compenso era noto da mesi e, guarda caso, viene tirato fuori solo adesso». Da chi? «Sono degli infelici che non vogliono che si regali un po’ di svago agli italiani. Oppure c’è chi ha interesse a colpire Sanremo. Diciamo che ci sono delle persone che si adoperano per il Festival e altre che adoperano il Festival». Ma chi vuol fare la festa al Festival? Mediaset? I dissidenti Rai? I marziani? Bonolis si rifiuta di precisare: sono sempre essi, quelli, la terza persona plurale. E anche questo è molto italiano. Come i soliti sospetti su risse Rai in vista della nomina prossima ventura del nuovo Cda.
In ogni caso, oggi alle 21 sipario (si fa per dire, all’Ariston non c’è) sulla seratona inaugurale del 59esimo Sanremo. La scenografia di Gaetano Castelli è rutilante come tutti gli anni: molti schermi per i video, scalinatona di prammatica, più luci che a Las Vegas, riesce perfino a dare l’impressione che l’Ariston sia un grande teatro invece di quel cinemino di provincia che è. Preceduta da Beatrice, una bimba di 7 anni che accenna qualche nota al pianoforte, apre Mina divina, poi cantano i primi due campioni (ribattezzati, con un certo ottimismo, Artisti), cioè Dolcenera e Fausto Leali, poi arriva Luca Laurenti. A seguire cinque Artisti, lo show di Benigni, altri nove Artisti, la superstar Kate Perry, quattro giovani (quest’anno promossi a Proposte) e l’annuncio dei tre Artisti eliminati in diretta.
La valletta è Alessia Piovan, il bonazzo a uso di signore e gay, che non lo vedranno perché saranno tutti in piazza a protestare contro Povia, è il modello inglese Paul Sculfor, e c’è perfino un collegamento da New York per gli auguri dal Palazzo di vetro. I giurati sono blindati e arrivano da Genova sui bus scortati dalla polizia. Bonolis promette tempi rapidi e ritmo-ritmo-ritmo, ma si sa che si andrà oltre la mezzanotte. Tanto più che il cast continua a gonfiarsi: ultime new entry, attese per giovedì, l’Oscar Kevin Spacey e il ricordo di Mino Reitano affidato a Ornella Vanoni (mercoledì tocca invece a Fabrizio de André).
Riassumendo: polemiche, pasticci Rai, l’Ariston, il presentatore, Patty Pravo, sorrisi, canzoni, ricordi, dirige il maestro Pinco Pallo, un bell’applauso. Bentornati a Sanremo.

lunedì 16 febbraio 2009

"RE" Micheal mette tutto all'asta


Ci sono i guanti indossati da Johnny Depp nel film «Edward mani di forbice», busti di imperatori romani e icone contemporanee, una carrozzina disegnata sul modello della Papamobile con vetri fumè e impianto stereo supersofisticato. Il mondo di Micheal Jackson è in vendita, ma non sono previsti saldi. Oltre duemila oggetti di proprietà del re del pop andranno all’asta a prezzi da capogiro ad aprile al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles. E’ la prima volta che il cantante apre le porte della sua corte al mercato, una sorta di’autoconsacrazione che avrebbe fatto impazzire Andy Warhol.
«Entrare nel ranch Neverland è stata un’esperienza incredibile: dovunque mi voltassi c’era bronzo, marmo, oro» racconta al quotidiano Guardian Michael Doyle, il battitore che per due mesi ha catalogato i pezzi. Prima del giorno X, per il quale migliaia di fan si stanno prenotando, un parte della collezione volerà a Dublino e Londra per una preview illustrativa, come per i capolavori selezionati da Christie’s e Sotheby’s. L’idea, spiega il direttore dell’asta Derren Julien, è creare «un grande meccanismo spettacolare alla Michael Jackson». Sarà un happening concordano i feticisti. Ma anche l’addio del cantante cinquantenne alla sua vita precedente, quella costruita nel 1988 nello scrigno aureo della valle californiana Santa Ynez, 2800 acri di zoo e parco giochi di cui, pare, non sia stato ancora estinto il mutuo astronomico.
Michael Jackson l’aveva chiamata Neverland, come l’isola di Peter Pan dove l’infazia non passa mai e aveva invitato a giocare migliaia di bambini. Agli adulti non è mai piaciuta. Quando nel 2005 sono cominciate a fioccare le denunce per molestie di minori, il proprietario l’ha ribattezzato Sycamore Valley Ranch, ha chiuso la porta alle sue spalle e si è dissolto nel mondo dei grandi. Inquieto, è stato ripetutamente fotografato a Dubai, Dublino, Las Vegas: si è fermato solo all’inizio dell’anno nella reggia da sette camere da letto acquistata nella zona di Bel-Air, a Los Angeles. Le stanze di Neverland, oggi semivuote, erano la reggia di un sovrano postmoderno. Armature, corone su cuscini di velluto rosso, cappe bordate d’ermellino. E poi cherubini, videogames, piste giocattolo da Formula Uno, opere del XVIII secolo.
«Re Michael», lo chiama Chris Champion, giornalista del Guardian ammesso a dare una sbirciata in esclusiva, «aveva un mantello ricevuto in dono per la festa del papà con scritto sopra “Dalla principessa Paris al Principe Michael”». Nella lobby sontuosa, il trionfo della personalità: un quadro di sir Jackson in abiti elisabettiani, la tela con l’interprete immortale di Thriller raffigurato con Lincoln e Einstein, la maschera metallica a sua immagine usata nel film del 1988 «Moonwalker». Il listino è a prova di fan irriducibile. Si va dal guanto di cristalli Swarovski arancioni da 1500 dollari alla statuina premio di Usa For Africa, miglior video musicale 1984-1985, prezzo base 8000 dollari. Per le tasche meno facoltose c’è una piccola biblioteca, Disney, Peter Pan, Alfred Hitchcock, l’autobiografia Malcolm X. Libri di carta in questo caso, ma benedetti dalle mani di Re Mida.

venerdì 6 febbraio 2009

AFTERHOURS


Un azzardo, una scommessa, una sperimentazione? Va' a sapere. Ma comunque gli alternativissimi Afterhours hanno messo su un progetto che supera per coraggio le speranze più ardite. Intanto, via dalla Universal, la major per la quale sono transitati il tempo di pochi minuti; e avanti con etichetta propria, verso Sanremo, con un convincente brano, "Il paese è reale", che non manca certo di coraggio e insegue le vie della sperimentazione cambiando mood e suoni, nel racconto rockeggiante di un tale fermo in tangenziale che sta pensando agli affari propri e a quelli dell'Italia, e si rende conto di aver perso i punti di riferimento: "Così scoppia a piangere, e vuol fare qualcosa che serva - ci ha raccontato Manuel in un simpatico the delle 5 alcuni giorni fa -. E' un testo interventista, dice che bisogna darsi da fare perché tutto intorno a noi muore per mancanza di iniziativa". Sante parole.
Perché gli italiani sono così, caro Manuel? "Nella tradizione dei Comuni del Medioevo, il Paese è abituato a combattersi al suo interno. Abbiamo talento, ma ci manca la mentalità: le città europee sono andate avanti e noi siamo fermi".
Il progetto che riguarda gli Afterhours è invece tutt'altro che fermo: "La nostra canzone trainerà un disco di inediti che sarà distribuito dalla Fnac e contiene 19 gruppi, e di noi ci sarà soltanto il brano di Sanremo. Esce con la nostra etichetta ancora senza nome, con il titolo Il Paese è Reale. Con noi gente come Benvegnu, Beatrice Antolini, Roberto Angelini, Dente. E' un bel disco, creeremo situazioni live sotto il nostro titolo: non un tour ma eventi, in negozi, teatri, palazzetti, con tutti o alcuni dei nostri ospiti".
Ma se vi buttan fuori, Manuel? "Non ci importa, il progetto va al di là della gara". Dice pure che c'è perplessità fra i fans perché manca l'informazione: "ma considero un gesto d'amore anche gli insulti".