lunedì 16 febbraio 2009

"RE" Micheal mette tutto all'asta


Ci sono i guanti indossati da Johnny Depp nel film «Edward mani di forbice», busti di imperatori romani e icone contemporanee, una carrozzina disegnata sul modello della Papamobile con vetri fumè e impianto stereo supersofisticato. Il mondo di Micheal Jackson è in vendita, ma non sono previsti saldi. Oltre duemila oggetti di proprietà del re del pop andranno all’asta a prezzi da capogiro ad aprile al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles. E’ la prima volta che il cantante apre le porte della sua corte al mercato, una sorta di’autoconsacrazione che avrebbe fatto impazzire Andy Warhol.
«Entrare nel ranch Neverland è stata un’esperienza incredibile: dovunque mi voltassi c’era bronzo, marmo, oro» racconta al quotidiano Guardian Michael Doyle, il battitore che per due mesi ha catalogato i pezzi. Prima del giorno X, per il quale migliaia di fan si stanno prenotando, un parte della collezione volerà a Dublino e Londra per una preview illustrativa, come per i capolavori selezionati da Christie’s e Sotheby’s. L’idea, spiega il direttore dell’asta Derren Julien, è creare «un grande meccanismo spettacolare alla Michael Jackson». Sarà un happening concordano i feticisti. Ma anche l’addio del cantante cinquantenne alla sua vita precedente, quella costruita nel 1988 nello scrigno aureo della valle californiana Santa Ynez, 2800 acri di zoo e parco giochi di cui, pare, non sia stato ancora estinto il mutuo astronomico.
Michael Jackson l’aveva chiamata Neverland, come l’isola di Peter Pan dove l’infazia non passa mai e aveva invitato a giocare migliaia di bambini. Agli adulti non è mai piaciuta. Quando nel 2005 sono cominciate a fioccare le denunce per molestie di minori, il proprietario l’ha ribattezzato Sycamore Valley Ranch, ha chiuso la porta alle sue spalle e si è dissolto nel mondo dei grandi. Inquieto, è stato ripetutamente fotografato a Dubai, Dublino, Las Vegas: si è fermato solo all’inizio dell’anno nella reggia da sette camere da letto acquistata nella zona di Bel-Air, a Los Angeles. Le stanze di Neverland, oggi semivuote, erano la reggia di un sovrano postmoderno. Armature, corone su cuscini di velluto rosso, cappe bordate d’ermellino. E poi cherubini, videogames, piste giocattolo da Formula Uno, opere del XVIII secolo.
«Re Michael», lo chiama Chris Champion, giornalista del Guardian ammesso a dare una sbirciata in esclusiva, «aveva un mantello ricevuto in dono per la festa del papà con scritto sopra “Dalla principessa Paris al Principe Michael”». Nella lobby sontuosa, il trionfo della personalità: un quadro di sir Jackson in abiti elisabettiani, la tela con l’interprete immortale di Thriller raffigurato con Lincoln e Einstein, la maschera metallica a sua immagine usata nel film del 1988 «Moonwalker». Il listino è a prova di fan irriducibile. Si va dal guanto di cristalli Swarovski arancioni da 1500 dollari alla statuina premio di Usa For Africa, miglior video musicale 1984-1985, prezzo base 8000 dollari. Per le tasche meno facoltose c’è una piccola biblioteca, Disney, Peter Pan, Alfred Hitchcock, l’autobiografia Malcolm X. Libri di carta in questo caso, ma benedetti dalle mani di Re Mida.

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