venerdì 26 settembre 2008

Finalmente i "REM"

Siamo diventati tutti così indulgenti con i protagonisti del rock. Ce li teniamo stretti, li coccoliamo, chiudiamo un orecchio, anzi due, anche se per anni non ci regalano un album come si deve o una canzone memorabile. Quand'ero ragazzo il rock non era un paese per vecchi, e la vecchiaia iniziava molto presto. Con i primi «anta». Ma li ricordate i pomodori in faccia agli Stones di «Emotional Rescue», ai Led Zeppelin di fine carriera, al Macca diventato adulto? I Rem hanno 150 anni in tre e nessuno si sogna di considerarli decrepiti e fuori onda.
Rimangono maestri influenti, fanno sempre tendenza, anche se dal 2000 a oggi hanno zoppicato vistosamente e un' analisi minimamente accurata giungerebbe alla conclusione che le loro cose migliori sono accadute nella prima parte della carriera - i più severi si fermano ad «Automatic For The People », 1992, la maggioranza sposta il paletto fino a «Up!», 1998. Okay, sto facendo il polemico, ma lo faccio per una nobile questione di principio. Sto invitando gli appassionati rock a essere severi ed esigenti con i loro eroi, com'era una volta. Due album come «Reveal» e «Around The Sun», vaghi e pasticciati, non avrebbero dovuto essere accettati con un sorrisino di circostanza, com'è accaduto, ma azzannati con denti da lupo e protestati a gran voce.
Gli appassionati non l'hanno fatto ma per fortuna i Rem non sono stupidi e hanno capito. Hanno capito che si stavano incartando con i loro giochini di modernariato elettronico, che le canzoni troppo lavorate perdono energia, che dalle radici della loro storia doveva venire fuori ben altro, più nobile, più intenso. Quindi hanno deciso una brusca sterzata, ed ecco un album come «Accelerate» e i concerti di questi mesi. Non so chi mi legge, ma io vedo questo progetto come una orgogliosa fiammata, una riscossa.
Un rock che dopo tante divagazioni torna a canzoni «istintive, trafelate, anche arrabbiate », per usare le parole dei nostri ritrovati amici; con pezzi brevi e spontanei, «riducendo tutto all'osso, musica e parole, semplificando il passaggio dalla testa agli strumenti». Non banale ma semplice, lineare, con spazio per le finezze estetiche di cui Michael Stipe è maestro (vedi box). «Accelerate» è tutt'altro che un disco perfetto, ma ha il suono perentorio di una sveglia che ha riacceso la fantasia di tutti, protagonisti e fans. I concerti che girano da mesi ne hanno dato conferma. Lo spirito, l'atteggiamento, la ritrovata energia valgono più di qualche bella canzone nuova.
Questo mi piace, questo mi conforta, con la colonna sonora delle parole che Michael Stipe ha regalato all'album, al tour e a tutto il progetto Rem di questi tempi: «Vogliamo chiudere il primo decennio del XXI Secolo trasmettendo il nostro senso di speranza, di eccitazione, di ebbrezza per tutto quello che è nelle possibilità dell'uomo, di tutti gli uomini».

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