martedì 9 settembre 2008

MINA-VANONI...il duetto

Assodato che la musica popolare italiana è come l’economia a due velocità, nella fascia anagrafica che va dai Quaranta in su c’è un grande, anacronistico e inatteso fermento per l’annunciato duetto fra Mina e Ornella Vanoni. Con buona pace di Antonello Venditti (che ormai se ne deve fare una ragione), la canzone che ha acceso la fantasia alle due primedonne del pop italiano, s’intitola Amiche mai, ha un tessuto soul-rock e avrà come concetto-principe un refrain che fa: «Di una cosa son sicura sai: amiche mai». Siamo, insomma, nel campo delle rivalità amorose: tema ad alta identificazione collettiva in un mondo che non ne vuol sapere di invecchiare. Ma nel nostro caso, è pure come se alle due Signore non rimanesse altro da fare che restare rivali (o fingere di) per tutto il resto della vita, dopo che per mezzo secolo hanno stoicamente sopportato la dualità, rappresentando due modelli opposti: Mina la sregolata, ragazza solare dalla bella risata e dalla voce suprema; Vanoni la sofisticata, sorridente mai e nevrotica sempre.
Certo, tempre d’altri tempi in cui sopravvivevano le migliori e non le veline. Non a caso nacque la leggenda delle Tigri, Aquile e Pantere della musica italiana, con la sola Vanoni rimasta senza animale: in compenso, è lei l’unica della sua generazione a portar a casa il duetto con la Tigre, mentre Mina si era già incamerata Giorgia, la più brava delle ragazze di oggi. Perché la Signora di Lugano nei duetti ha sempre guardato soprattutto al mondo maschile.
Con buona pace di Irene Grandi, Fabri Fibra e dei loro fratelli, che appartengono a un’altra vita e a un altro universo, fare un duetto con Mina è sempre come vincere un terno al lotto. Fa bene ai dischi, ai concerti, alla Siae: ché dai 40/50 in su i dischi si comprano ancora perché di pc si capisce poco, e si va ai concerti spendendo comodi in sala il dovuto, come ben sanno i promoter di soggetti storici del musicbusiness mondiale. Mina, attivissima nella sua assenza, di queste povere cose non si cale, ma si sappia che nel caso di questo attesissimo duetto ha condotto lei, con l’abituale arietina baldanza, il ballo. Vanoni mai ha parlato con Mingardi, e il duetto viene registrato in modo virtuale, ciascuna nel suo studio, niente incontri fisici please: esattamente come per Giorgia (la Pausini non si è mai fatta avanti con una proposta, proprio perché vorrebbe un duetto fumante come le tagliatelle fresche).
A fare il primo passo è stata la Vanoni. Ma Amiche mai è stata scelta da Mina. Si dice che ci sia stata una specie di asta fra numeri uno della scena nazionale, da Ramazzotti a Mogol, da Nannini a Tiziano Ferro; dicono che siano arrivati pezzi pure dall’estero. Non è la prima volta che Madame si innamora di Mingardi, sanguigno onnivoro musicale bolognese. MogolBattisti era contenuta in Bau del 2006, con molti altri pezzi di Andrea. Dicono che sia stata lei in persona, insoddisfatta delle ricerche, a chiamarlo a Bologna, per questa canzone che avrà probabilmente una doppia destinazione d’uso: per la Vanoni nel disco di duetti in uscita in ottobre, con Paoli, Dalla, Baglioni, Mannoia e chissà chi: ma se per Ornella sarà il pezzo di traino, Mina uscirà successivamente, nel disco di inediti che anche lei sta preparando, e che potrebbe forse uscire per Natale; prima, è in dirittura d’arrivo il cofanetto di cd+dvd che contiene il meglio dei suoi Anni in tv e a RadioRai, con il quale la nostra Grande festeggia i 50 anni di carriera.
Chissà se questo duetto interromperà o no la serie fortunata di Giusy Ferreri, al primo posto in classifica da dieci settimane. Di certo, Mina&Ornella Vanoni sono come un vasto patrimonio nazionale, da far drizzare le orecchie ai più. Due regine, due dive: proprio pensando alla loro caratura, e alla grande stagione degli Anni Cinquanta, Andrea Mingardi ha scritto Amiche mai, ispirandosi ai grandi film di Hollywood. Si è immaginato due rivali di serie A, alla Rita Hayworth e Marilyn Monroe, che in un loro «Eva contro Eva» avrebbero probabilmente girato separate, per non contaminare i rispettivi troni. Ma l’amore, qui, dall’Olimpo trascina a terra le due dame, che fremono per lo stesso uomo e sono dunque in qualche modo legate: però, «Di una cosa si e' sicuri sai, amiche mai».

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