lunedì 27 ottobre 2008

Buon compleanno "SIMON LE BON"


Da sex simbol, idolo e fonte di ispirazione per i teenagers degli anni ‘80, a rievocatore di ricordi nostalgici e di una gioventù spensierata sempre viva nella mente di tanti trent’enni. Erano i tempi dei fiocchi colorati sulle Superga, delle spalline imbottite, dell’Invicta sulle spalle e dei jeans 501 calati quando Simon le Bon e i ‘Duran Duran’, si esibivano al Festival di Sanremo con «Wild Boys», mentre una folla di ragazzine urlanti li aspettava fuori dall’Ariston. Da allora, era il 1985, al suo ritorno alla manifestazione canora, quest’anno dopo ben 23 anni, di candeline Simon ne ha spente tante ma la più importante sara' oggi, che segnerà i suoi primi cinquant’anni.
Sicuramente i fan di oggi e di ieri si preparano a festeggiarlo con tutti gli onori, ma i primi a fargli gli auguri saranno la moglie, l’ex modella Yasmin, sposata con lui da 22 anni e i suoi tre figli: Amber Rose, Saffron Sahara e Tallulah Pine. La formazione è sempre quella storica: Simon Le Bon, John Taylor, Nick Rhodes e Roger Taylor.
Vuoto per Andy Taylor, che ha lasciato la band nel 2006 nel bel mezzo della registrazione di «Red Carpet Massacre» per cause ancora poco chiare.
La nascita di quella che in molti hanno definito la prima ‘boy band’ risale al 1978, quando i due compagni di liceo, il tastierista Nick Rhodes, dj in un locale di Birmingham, e il chitarrista John Taylor, fondano un gruppo al quale danno il nome di un personaggio del film «Barbarella». A loro si uniscono inizialmente Stephen Duffy, cantante, e Simon Colley, bassista.
Questi ultimi, convinti che il gruppo non fosse «abbastanza rock», decidono di abbandonarlo quasi subito. Il nuovo cantante, l’ex Tv Eye Andy Wickett, porta con sè il batterista Roger Taylor. I quattro, realizzato un demo con il brano «Girls on film» ma poco dopo perdono Wickett, che forma gli World Service. Così nel 1980 viene ingaggiato uno studente universitario di nome Simon Le Bon.
Intanto arriva come chitarrista Andy Taylor, e il suo omonimo John passa al basso.
Il primo album, dal titolo «Duran Duran», del 1981, anticipato dal primo singolo, «Planet Earth», si piazza immediatamente in dodicesima posizione nella Top 20 inglese. La canzone diventa la bandiera incontrastata del movimento «new romantic» grazie all’astuzia di Le Bon che nel testo cita questa nuova tendenza. Definizione che verrà estesa ai Visage e agli Spandau Ballet, altri due gruppi storici di quel periodo.
Intanto l’interesse per l’immagine porta i Duran Duran a incaricare il giovane regista Russell Mulcahy di approfondire le potenzialità di un mezzo di espressione nascente, quello dei video musicali, che la neonata Mtv sta proponendo in America.
Il risultato è una serie di filmati esotici ed eleganti, realizzati tra Sri Lanka e Antigua, che accompagneranno i singoli successivi, spingendo l’album «Rio» in tutta Europa e, qualche mese dopo, anche negli Usa, dove ottiene il disco di platino. La scalata al successo è rapida: Diana, la Principessa del Galles, dichiara di amare i Duran Duran più di ogni altro gruppo musicale e la stampa inglese li soprannomina «The Fab Five» («i Favolosi Cinque»).
Nel 1984 Nile Rodgers degli Chic con un abile remix, spinge le vendite del singolo «The reflex», mentre il gruppo insiste sulla strada dei video con il minikolossal «Arena», film-concerto girato da Mulcahy, dal quale verranno ricavati un album dal vivo e il singolo «Wild boys».
Il brano viene portato al Festival di Sanremo del 1985 e in Italia la ‘Duranmania' raggiunge il suo apice. Ma a fianco delle ragazzine innamorate soprattutto di Simon, e dei ‘paninarì che si definiscono «Wild boys» cresce il fronte compatto di chi non li può soffrire. Un contributo in tal senso viene dato da un instant-book intitolato «Sposerò Simon Le Bon», scritto da Clizia Gurrado, giovanissima figlia di un giornalista dal quale è ricavato un film che molti definiscono «di spettacolare stupidità».
Intanto, lo stress spinge i cinque a cercare vie di fuga: Nick pubblica un libro di foto computerizzate, Simon si dà alle avventure in barca a vela (rischiando anche di morire in alto mare), Andy comincia un album solista (con Steve Jones dei «Sex Pistols») e nascono due gruppi paralleli: i Power Station (John, Andy, Robert Palmer e Tony Thompson, con la produzione di Bernard Edwards degli Chic) e gli Arcadia (Simon, Nick e Roger).
Il gruppo si ricompatta grazie al brano portante del film «A view to a kill», della serie di James Bond. Un acuto particolarmente impegnativo contenuto nel pezzo tradirà Simon Le Bon durante il «Live Aid di Philadelphia»: la clamorosa ‘steccaì è un duro colpo per i «Duran Duran» già poco stimato dagli addetti ai lavori.
A fine anno Roger lascia il gruppo a causa dello stress e pochi mesi dopo, Andy non si presenta alle sessions per il nuovo album «Notorious». Con il batterista nasce così una guerra di carte bollate che riduce la band a un trio.
L’album, nonostante l’intensa attività promozionale e il massacrante tour che nel 1987 li porta anche in sette stadi italiani (il più grande, quello di Milano) non ottiene grandi consensi e in patria raggiunge solo il settimo posto in classifica. In Italia è superato da «Through the barricades» dei rivali Spandau Ballet.
Il disco «Big thing», forse il loro disco più ambizioso dal punto di vista musicale, impallidisce in classifica rispetto a dischi come «Rattle and hum» degli U2 o al debutto di Tracy Chapman, simbolo del rifiuto dell’elettronica, punto di forza dei Duran Duran, e del ritorno a una musica ‘da strada'.
Quando nel 1990 esce «Liberty», la ‘Duranmania' ormai è tramontata. Quasi non ci si accorge dell’entrata a pieno titolo nella band del batterista Sterling Campbell e del chitarrista Warren Cuccurullo (già con Frank Zappa e coi Missing Persons). Anche per questo, è con una certa sorpresa che il mondo decreta il successo di «Ordinary world», singolo che nel 1993 traina «The wedding album».
Durante il tour di ritorno Le Bon accusa gravi problemi alle corde vocali. Nel ‘96 Simon canta «Ordinary world» accanto a Pavarotti a Modena, altra ‘stecca' in prima serata. Un anno più tardi John Taylor annuncia la propria intenzione di lasciare i Duran. A fine anno esce, solo negli Usa e in Giappone, «Medazzaland», disco che ha un tale fallimento commerciale che il gruppo e la casa discografica non si preoccupano neanche di pubblicarlo in Europa.
Nel 1998 Le Bon, Rhodes e Cuccurullo si separano dalla Emi, e Campbell dai Duran Duran. Il 2003 segna il venticinquesimo anniversario dei Duran Duran e la ‘reunion’ della formazione originale, festeggiata con una serie di concerti di grande successo, dall’America al Giappone, dall’Australia alla Nuova Zelanda. Nel 2004 esce per la Sony un nuovo album di inediti, «Astronaut», seguito da un altro tour.
Nel 2006 Andy Taylor abbandona la band, costringendola a iniziare da capo il lavoro al nuovo disco che arriva finalmente nell’autunno 2007: «Red carpet massacre» è il nuovo album di studio, a cui partecipano anche Justin Timberlake e Timbaland. L’album esce sul mercato italiano il 16 novembre e viene salutato in tutto il mondo da recensioni particolarmente favorevoli. Tra le canzoni ci sono «Nite Runner» (con Timbaland e Timberlake) e il singolo «Falling Down», con il quale lo scorso anno i Duran Duran hanno partecipato in qualità di ospiti al Festival di Sanremo.

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