mercoledì 1 ottobre 2008

COLDPLAY girano a mille



Come una messa cantata - non benissimo, perché Chris Martin era chiaramente in debito con le corde vocali -, il concerto bolognese dei Coldplay ha portato in trionfo la band inglese in un diluvio di raggi laser e di coriandoli in caduta libera sul pubblico osannante. Dodicimila ragazzi che cantano a memoria tutti i pezzi dello show vogliono pur dire qualcosa: per esempio che i quattro sono diventati star da amare incondizionatamente, sia che attacchino Violet Hill, dall’ultimo disco, sia che attingano al repertorio dei primi anni, quando ancora erano una band di culto.
E allora via alle celebrazioni, grazie anche all’intro del concerto che spara a pieni decibel il Bel Danubio Blu di Strauss, tanto per far capire fin dall’inizio il vento epic rock che soffierà impetuoso per tutto lo spettacolo.
Anche se molto ben sorretto da un tappeto ritmico robusto fornito da Guy Berryman al basso e Will Champion alla batteria, il divo Chris ha però la voce al lumicino: lo salvano gli interventi degli altri vocalist, ma soprattutto il coro della platea che canta buona parte dei refrain quando le tonalità si alzano pericolosamente. Il concerto è comunque una macchina perfettamente oliata: Clocks incendia la platea, In my Place manda in frantumi i vetri del palasport con lo «yeah» urlato a gola spiegata dai 12 mila. Con Fix you e Hardest Part arrivano i momenti intimisti, finché i Coldplay scompaiono dal palco principale per materializzarsi dalla parte opposta del palasport, a cantare in set acustico The Scientist. Yellow è la giusta ricompensa finale ai fedeli adoranti.

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