lunedì 1 dicembre 2008

LUCIO DALLA....il grande genio:


BOLOGNA
Non puoi dire di conoscere davvero Lucio Dalla se non sei entrato almeno una volta, con tutto lo stupore del caso, in quella che lui chiama la «stanza dello scemo», ma che è invece molto di più, il bunker della sua follia deviata, la tana dove si congiunge e fa bisboccia con i suoi veri simili, che sono puppets schizoidi, marionette caricate a molla, automi, orsacchiotti, giostrine e trenini meccanici, nell’insieme l’incubo animato di un giocattolaio pazzo. Pensi, ora apro la porta e dietro ci trovo Tim Burton alla macchina da presa o i resti di due vergini smembrate. Ci trovi invece Marco Alemanno, l’ultimo annusato talento di Lucio, giovane attore shakespeariano, nel mood e nel teschio da monologo amletico che sta nella mano anche quando non sta. Con la complicità di Elisabetta Sgarbi, Bompiani, i due hanno raccolto e pubblicato «Gli occhi di Lucio», una delizia assortita di suoni, immagini e testo.
Imperversante folletto Lucio e la sua parrucca gialla, nella casa bolognese di duemila metri quadri su due piani in un palazzo del Quattrocento in pieno centro, dietro Porta Maggiore. L’incrocio tra un luna-park e una galleria d’arte, dove il rifiuto di crescere di questo inverosimile sessantacinquenne è visibile ovunque, tra la stanza dei giochi e quella del cinematografo, nelle decine di presepi, babbi e alberi. E’ il Natale la passione atavica di questo omarino che canta infatti «Sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno», capace di estrarre dalla sua cassa toracica qualunque suono, acuti da tenore, versi da gabbiano, squittii, borborigmi, pop accattivante. C’è posto per tutto e per tutti nella casa di Dalla, la tela preziosa di Franz Von Stuck e la coperta rossa con la faccia di Lenin, il merlo parlante che canta «Caruso», ma solo quando gli gira e Tina che lo governa da trent’anni e sembra uscita da un film di Disney, le foto di Trockij ma anche quelle degli zar, il suo alter ego Benvenuto Cellini e migliaia di altri memorabilia. La musica sempre accesa. Miles Davis nello sfondo e carillon che partono da ogni anfratto. Visto in controluce, Lucio, ha qualcosa di marziano.

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