domenica 2 marzo 2008

CAPOLINEA....SANREMO!

Non è detto, perché qui mai nulla succede davvero, ma quello che avete visto ieri sera in tv potrebbe essere stato l'ultimo giorno di Pippo: di una certa democristianità televisiva pietosa e crudele, di un'Italia da maestro Manzi che non è mai troppo tardi per diventare qualcuno, persino una domestica straniera se s'impegna può trasformarsi in una star. Invece no, non può: la gente cambia canale. Fine del Festival come Baudo lo ha pensato congegnato e disegnato da quarant'anni in qua, ha cominciato nel '68.
Ultimo giorno di Pippo, ultimo giorno di Sanremo in versione nazional-popolare, ultimo giorno di una tv che non esiste più se non nella testa di chi ancora crede che cento bambini di periferia che ballano il tip tap mascherati da Fred Astaire sia "un grande momento di televisione" e non al massimo una commovente esibizione di fine corso per i loro cari. La notizia confortante è che ora sappiamo con certezza che l'idea del "ma anche" non paga. Il veltroniano ecumenismo sanremese ha prodotto i peggiori risultati della storia e chissà che non sia un monito per le elezioni che verranno. Tanta illusione per nulla. Tanta ansia da par condicio, tanto allarme preventivo - "aiuto, il festival dei comunisti in campagna elettorale" - e poi niente: il precipizio, il baratro.
Baudo si presenta impeccabile in sala stampa, il mattino dell'ultimo giorno, per il congedo definitivo. Ha l'aria serena di un San Sebastiano: ho fatto bene, se gli italiani non mi capiscono pazienza, io sono contento. "Bei tempi quando non c'era l'Auditel". Del resto aveva detto chiaro il suo pensiero due giorni prima: la tv trash piace a un'Italia di merda, io faccio tv di qualità. Prendono nota 1200 giornalisti, uno spiegamento di forze mai visto neppure alle convention per le primarie Usa, non parliamo delle feste dell'Udeur che pure Baudo ha frequentato.
Vediamo la rassegna stampa internazionale, piuttosto: quattro articoli parlano di Festival. Uno in Austria, uno in Russia (un'agenzia) e due in Svizzera forse per via di Meneguzzi che è del posto. La sigla di apertura è una pomposa Eurovisione: non sono collegate la Germania né la Francia né la Spagna, però. Gli unici oltreconfine che seguono il festival sono i kosovari e gli albanesi che poi difatti arrivano pensando di trovarci per le strade a ballare il tip tap e distribuire fiori ma in fondo lo sanno anche loro che non è vero, hanno le loro fonti.
Il primo a parlare di Titanic, metafora logora qui più che abusata, è stata quella vecchia volpe della navigazione politico-televisiva a vista che è Fabrizio Del Noce: "Il Titanic si dirige verso l'iceberg ed è troppo tardi per cambiare rotta". Era martedì notte, secondo giorno. Del Noce, direttore di RaiUno, in cuor suo pensa che (se Berlusconi vince le elezioni) l'anno prossimo sarà direttore generale della Rai. Per il futuro del Festival si impegna ma non troppo: "Se il prossimo Sanremo andrà bene sarà merito del mio successore, se andrà male sarà colpa mia", spiega.
Si è assentato un giorno per andare al processo che lo vede imputato per aver "eliminato l'olfatto" all'inviato di Striscia che gli voleva consegnare un Tapiro, colpito sul naso da un microfono. Torna e una sua idea "rivoluzionaria" ce l'ha: "Bisognerebbe sparigliare. Non Bonolis, no. Nemmeno Fiorello che tanto non lo vuole fare. Penso a Christian De Sica. Se no Gerry Scotti. Donne non ce ne sono. Maria De Filippi è bravissima ma non è adatta al pubblico di RaiUno". Christian De Sica per sparigliare, ecco l'ideona. Il pubblico di RaiUno, del resto. Quel certo mix fra Bagaglino e revival degli Ottanta. Le battute spinte ma non troppo, le signore in platea coi poderosi fianchi fasciati di leopardo che fanno "oh" di vergogna con la mano sulla bocca quando Chiambretti dice alla valletta ungherese "che bel gulash" e poi vanno in delirio per l'esibizione di Giò di Tonno e Lola Ponce, favoritissimi, più un amplesso simulato che un pezzo di musica.
Non si è mai visto in natura tanto leopardo: solo nella selva amazzonica e fra le poltrone dell'Ariston. Un gusto che non può premiare, è evidente, la raffinata eleganza di Giorgia (Gucci il vestito, Tenco la canzone, strepitosa la voce) né la francescana solare semplicità di Jovanotti venuto con Ben Harper a ricordare che bastano una ballata e una chitarra a far piangere. Sono infatti entrambi presentati - con Fiorella Mannoia - come esempi di qualità per un pubblico di nicchia, un azzardo per RaiUno. Jovanotti vota Obama (capita l'allusione?), i vincitori giovani del festival invece non votano. Né i due fratelli ventenni del Nordest cresciuti nel garage della villetta di Verona, i Sonhora con l'acca insensata e una canzone qualunque, né i cinque trentenni di Roma Sud, la Scelta, quelli che "la mia casa è un altopiano nel centro di Milano, mi sento un africano metropolitano" e invece no, disfattisti anche loro "tanto i politici sono tutti uguali". Il nuovo che avanza.
Del resto i giornali riferiscono che il candidato premier della Destra Santanché afferma di "non averla mai data per fare carriera", il brano di Max Gazzè "Il solito sesso" si staglia come manifesto sofisticatissimo di delicate allusioni. Vince, a Sanremo 2008, tutto quello che ha un sentore decadente di morte: lo spirito del tempo e del luogo. Giorgia che interpreta Tenco il miglior momento. Picco di audience per Loredana Bertè in lacrime mentre riceve il premio mai ritirato da sua sorella suicida: Baudo la tratta con la premura che si deve a un malato di nervi ma Bertè resta la sola fuoriclasse, difatti esclusa. Entusiasmo della critica per Tricarico, artista sensibilissimo a un passo dall'autismo televisivo, spaventato dal circo Barnum qui intorno. Un minuto di silenzio, l'ultima sera, per i morti sul lavoro. Poi lui canta e tutti insieme a lui: "Voglio una vita tranquilla, la, la, la". Viviamo un tempo opaco, le ambizioni sono al minimo. Sanremo, come sempre, testimonia.Bene dal canto nostro non possiamo che essere contenti di ARIEL..premio come miglior giovane solista,fara' strada perche' ha personalita' e carisma da palcoscenico,..e un commento personale su MIETTA..conoscendola e veramente un gran bella donna sotto ogni aspetto..ok si torna sul lavoro da Torino...il Festival si e spento e spero anche con la solita gente...alla prox....Ciao!!

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