martedì 4 marzo 2008

LA CULTURA DELL'AGGRESSIONE

L’abbiamo visto bene, Cassano, che sbraitava con l’arbitro, minacciava, e ne faceva di tutti i colori. «E’ la solita Cassanata, non maturerà mai». Commentano tutti. Stigmatizzano. Ma di Cassani è piena l’Italia. Dai parcheggi ai ballatoi, dalla tv al Parlamento, dalle aule scolastiche agli uffici, siamo diventati una Repubblica fondata sull’ira.
Siamo un Paese fondato su quella passione che ci accieca spingendoci a commettere scemenze, sgradevolezze, persino crimini orribili. Se qualcuno cerca di punirci, o di posare i piedi nel nostro orticello, non discutiamo, non ci pentiamo, non ragioniamo. Ci arrabbiamo, alzando la voce e le mani.
L’ira non è certo un’invenzione nostra. Mica è figlia dei tempi moderni e stressati. La conoscevano anche gli antichi, che vivevano con ben altri ritmi. Se non ci fosse stata l’«ira funesta» del pelide Achille, forse, Troia non sarebbe caduta. Ma nell’Italia del nuovo millennio la furia che spinge a comportamenti devastanti fa parte della vita quotidiana. Berlusconi, il grande comunicatore, il leader politico che raccoglie milioni di voti, se riceve un commento sgradito dell’Annunziata si alza e se ne va, di fronte alle telecamere accese. Mike Bongiorno, uomo di spettacolo, polverizza isterico un tapiro di fronte all’occhio compiaciuto di Staffelli. Pippo Baudo, se patisce un rilievo sulla crisi di Sanremo, sbotta: «Siamo un Paese di merda». Ma si può scendere nella normalità e trovare reazioni analoghe. Per restare alla cronaca immediata, l’altro giorno un ragazzo subisce uno scherzo in classe in una scuola torinese, si volta e spappola con un calcio l’insopportabile burlone. L’automobilista che ha parcheggiato in doppia fila e riceve la giusta contravvenzione, non s’arrabbia con se stesso, ma aggredisce il vigile. Se la ragazza che ti piace un sacco dice che non ci sta, è normale ammazzarla di pugni colti da un raptus. Per banali motivi, si scatenano insulti, botte, stragi. Siamo tutti Cassani. Alcuni si pentono, come il calciatore dei bassifondi baresi, e quando l’ira sbolle chiedono scusa. Altri non rinsaviscono mai e rivendicano il sacrosanto diritto a infuriarsi, a rispondere non con l’occhio per occhio, ma con rappresaglie sproporzionate.
La rabbia appartiene all’uomo, come la fame, l’amore, o la gioia. Anzi, persino al divino. Perdevano le staffe i numi olimpici. Il Dio dell’Antico e Nuovo Testamento. Mica a caso si dice «un’ira di Dio». Intorno al 300 un raffinato pensatore come Lattanzio scrisse un bel trattatello per ricordare che il Supremo non è affatto un essere indifferente, nella propria infinita beatitudine. Lui, oltre alla misericordia, è sdegno furioso. Quando scacciò Adamo ed Eva, per esempio, era davvero fuori dalla grazia di Dio. Anche il suo Figlio s’indigna con i mercanti al tempio. E Caravaggio ha saputo dipingere su tela l’impeto del Cristo che rovescia tavolini e denari.Il problema, oggi, è però un po’ diverso. L’Italia dei Cassani, incoraggiata da migliaia di risse televisive, non crede più che il raptus sia una vacanza colpevole della ragione, ma quasi un motivo di vanto. Se tu, formica, nel tuo piccolo non t’incazzi e fai il matto, quasi non esisti. Se Naomi Campbell è autorizzata a lanciare stizzita il telefonino in testa alla colf, perché non posso sparare al vicino di casa che disturba? E la mamma convocata a scuola dall’insegnante dopo che la figlia ha tirato una testata alla compagna, perché non può arrabbiarsi e rispondere, a sua volta, tirando una testata alla prof?
L’ira è sempre esistita. Dante che cantava le pene terribili degli iracondi nell’Inferno e in Purgatorio, sapeva di essere egli stesso un iroso. E i teologi cristiani, giustamente, infilavano l’ira tra i vizi capitali, perché quando sei suo schiavo puoi commettere cose terribili, come quando pensi a Pamela Anderson (lussuria) o sbavi al cospetto d’una Sachertorte (gola). Ma per secoli, i filosofi, i precettori, i preti, hanno insegnato a tenerla a bada. Ora, nell’Italia dei Cassani, con la fine della civiltà delle buone maniere è venuto meno il rispetto dell’autorità. E così puoi fare tutto. Subito. Un magistrato ti condanna? E’ giusto dar di matto in tribunale. L’arbitro ti espelle? E’ lecito minacciarlo. Il capufficio ti chiede di rifare un lavoro? Con la scusa del mobbing gli puoi sferrare un bel calcio negli stinchi. L’amante non si decide a mollare la moglie, come ha promesso in mille cenette romantiche? E’ comprensibile (com’è successo ieri a Genova) strappargli un testicolo.
Le Furie romane erano orribili, invece dei capelli avevano vipere, nelle mani tenevano tizzoni ardenti, a cacciavano urla terribili. Ora, nell’Italia dei Cassani, la furia ha un volto bellissimo, può assumere le fattezze di una Julia Roberts che si scaglia contro i paparazzi perdendo staffe e stile.
Tanti secoli fa, il filosofo Aristotele spiegava cos’è l’etica al figlio Nicomaco. Gli diceva che l’ira è un sentimento necessario e positivo. Senza esserne infiammati, non si può né essere coraggiosi né combattere battaglie giuste. Arrabbiarsi è facile - ricordava - , tutti ne sono capaci, ma non è facile arrabbiarsi con la persona giusta, nel modo giusto, nel momento giusto. E soprattutto per la giusta causa. Nell’Italia dei Cassani, la cosa triste, è che tutti s’infuriano e fanno sfracelli per futili motivi.Me medesimo ero uno di quelli che non si faceva passare una mosca sotto il naso fin da piccolo,non perdevo un secondo se qualcuno mi prendeva in giro e giu' che scatenavo una rissa ho perdevo le staffe per una minima cosa,be' questa cosa me l'ha insegnata una persona a me cara che amavo moltissimo che sotto questo aspetto aveva ragione infatti ho appreso il comportamento e devo dire che vivo meglio,chiaramente mai farsi mettere in piedi in testa ma c'è sempre il modo piu' educato per farlo,devo dirle solo grazie per questa cosa,purtroppo non c'è stato il ricambio di idee perchè se avesse dato retta un quarto dei mie consigli vivrebbe meglio come ho imparato io,e se l'ho imparato io..(ma questa e un'altra storia)quindi e sempre utile ascoltare e apprendere dalle persone che ci amano e ci vogliono bene che cercar di voler fare i vissuti e far di testa propria perchè alla fine si paga lo scotto e anche caro..ma ho capito che non c'è piu' sordo di qui non vuol sentire quindi i consigli li do' solo con chi ne vale la pena farlo!Bene amici alla prox..e tutto..Ciao!

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