martedì 4 novembre 2008

Alla scoperta dei NEGRITA


Pau, Cesare «Mac», Drigo, Franky sono conosciuti ai più, e sono tanti, come Negrita. Una formazione toscana che dal 1992 a oggi ha messo in fila una serie di successi e qualche scivolone che li ha fatti stramazzare pur senza ferirli a morte. Ci vuol poco nel pop italiano per apparire e scomparire dalla scena, magari senza che nessuno se ne accorga. «Il nostro scivolone - ammette Pau - è stata l'apparizione al Sanremo del 2003. Non c'entravamo nulla, la canzone non era quella giusta, il nostro pubblico storceva il naso. Insomma, un momento strano per noi e la nostra carriera. Un momento brutto soprattutto quando il nostro batterista storico, Zama, ci ha lasciati per seguire altre strade». Dal 2003 in poi il gruppo ha deciso di cambiare registro ed esorcizzare la confusione viaggiando. Nel 2005 partono per una tournée sudamericana da cui sembrano non voler tornare più e invece quel percorso artistico, dopo l'ottimo L'uomo sogna di volare, sfocia oggi in un nuovo disco che conferma le aspettative e ci propone quattro ragazzi ancora più impegnati (nei testi) socialmente e politicamente.
Il titolo del nuovo cd è Helldorado registrato tra Buenos Aires e la Toscana. L'apripista è una canzone che dà la linea all'intera opera: Che rumore fa la felicità? «Le linee musicali - spiega Mac - sono state ispirate dall'Africa, dall’America Latina, la Jamaica, la Spagna. Tutto è confluito all'interno del nostro mondo musicale e ci ha permesso di esprimerci con idiomi diversi. Cantiamo in italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese o in "fardo" (un vecchio dialetto della malavita argentina) con l'aiuto di un bravissimo rapper qual'è Gabrielo Pensador in Sale». Tanti gli omaggi a grandi come Bob Dylan, Marley, Clash, Mano Negra e il nostro Rino Gaetano. «Ci hanno aiutato - conclude Pau - anche Roy Paci e Aretuska, gli argentini Bersuit e La Zurda, il percussionista brasiliano Iataiata De Sa».

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