mercoledì 19 novembre 2008

Risorgono i Guns N'Roses


Una sola leggenda era ormai in circolazione nel rock, legata alle pazzie di un’epoca che si è dissolta. Era quella di Chinese Democracy, l’album che Axl Rose, 46 anni, leader dei Guns N’Roses (e ormai unico componente originale della band con il tastierista Dizzy Reed) stava riscrivendo da 15 anni, tanto che si dice che i costi di lavorazione siano nel frattempo saliti a 13 milioni di dollari. Roba da tela di Penelope. Ma ora quel disco già saccheggiatissimo in rete esiste e anzi uscirà in Italia il 21 novembre: sulla copertina seppiata, una bici d’epoca da panettiere, appoggiata a un muro dov’è scritto il nome della band.
Rispetto ai celebrati e antichissimi cinque album precedenti (gli ultimi due del ‘91), è come se i Gunners di un tempo fossero diventati grandi. Dei 14 brani, tutti firmati Rose con vari collaboratori, il più debole sembra proprio la title-track che ha appena esordito nelle radio. Avendo ascoltato dal vivo nel 2006 a Madrid uno spolmonatissimo Axl, sembra impossibile ritrovarlo qui ora, certo con la tonalità più bassa, ma ancora alle prese con il suo falsetto, anche se un po’ spompato, e con i caratteristici toni striduli. Ma comunque capace di sparare le sue cartucce facendosi largo fra micidiali schitarrate (di sei chitarristi, ma non di Slash...) che popolano pezzi rock e due scatenati titoli punk da pogo, Scraped e Riad N’the Bedouins, dove dice di fregarsene del problema mediorientale («Perché sono matto»). Ci sono blues, incipit orientaleggianti, distorsioni, qualche ardito dialogo fra violini e batteria; Madagascar è una sorta di sinfonia che sottende un collage di frasi fra le quali «I have a dream» dalla voce di Martin Luther King. Fra le ballads di Axl al piano, è struggente This is Love. Fra recriminazioni, confessioni, disillusioni, provocazioni, sembra proprio che Axl sia uscito dal tunnel e possa andare avanti.

Guns N’Roses, «Chinese Democracy»
Geffen-Universal

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