giovedì 24 gennaio 2008

"DIRITTI ANIMALI"

Il vandalismo e la violenza sono parenti stretti. Il vandalismo rappresenta la forma che assume la violenza quando vengono arrecati danni agli oggetti e non alle persone.
I vandali colpiscono la proprietà, ad esempio rompendo mobili e finestre, imbrattando di vernice automobili o case, sradicando alberi o piante, e distruggendo appartamenti o uffici. Il vandalismo rappresenta una violenza su scala ridotta.
Non ci sono dubbi che alcuni attivisti per i diritti degli animali commettano atti di vandalismo ed è certo che molte persone sono contrariate dalle notizie che parlano di animalisti che distruggono le vetrine di una pellicceria o l’ufficio di un vivisettore, oppure di manifestazioni sfociate in violenza e di case e automobili imbrattate di vernice. Ci tengo a dire chiaramente che la vasta maggioranza degli animalisti non approva gli atti vandalici. Capiamo naturalmente come alcuni animalisti frustrati possano vedere nelle vetrine di McDonald o di Burger King un obiettivo invitante per incrementare il proprio curriculum di attivista per i diritti degli animali.
La frustrazione però non è una giustificazione valida. Nonostante quanto molta gente dica di noi, gli animalisti non sono fanatici fuorilegge.
Gli attivisti per i diritti degli animali vanno mai oltre il vandalismo? La violenza viene mai usata? Se ci fidiamo di quanto affermato dall’FBI, la risposta è sì. L’FBI stima che l’Animal Liberation Front (ALF) e l’Earth Liberation Front abbiano commesso oltre 600 atti criminali negli Stati Uniti dal 1996, causando danni per oltre 43 milioni di dollari. E queste cifre, nella mente degli agenti dell’FBI, significano molta violenza. Da parte loro, i portavoce dell’ALF insistono nell’affermare che i casi in cui vengono distrutte delle proprietà rientrano nelle attività di una “campagna non violenta in cui gli attivisti prendono ogni precauzione per non ferire nessun animale (umano o non umano)”.
La violenza non è limitata a quello che l’ALF o i suoi sostenitori ci vogliono far credere. Quando vengono incendiate una clinica per l’aborto o una sinagoga vuote nessun essere senziente viene ferito, ma sostenere che questi atti incendiari siano non violenti distorce il significato stesso del termine violento. L’American Heritage College Dictionary definisce la violenza come un atto di forza fisica esercitato con lo scopo di violare, danneggiare o maltrattare; non dice che il danno riguarda un essere senziente. Non è necessario fare del male a qualcuno per usare violenza contro qualcosa. Se l’ALF usa un ordigno incendiario per abbattere un edificio, fa ricorso a una grave violenza. Non è contraddittorio parlare di distruzione violenta di proprietà; perché si continua a negare ciò che è ovvio? Ritengo che qualunque dichiarazione pubblica da parte dell’ALF rimarrà inascoltata finché i suoi portavoce non riconosceranno la natura violenta di molte azioni del gruppo. Non potremmo mai raccogliere consenso per le nostre azioni se non abbiamo intenzione di ammettere qual è la loro vera natura.
La violenza attribuita agli animalisti allontana molte persone dalle nostre istanze. Ci viene detto: “Sì, credo che la protezione dei diritti degli animali sia una bellissima cosa, ma non posso tollerare la violenza”. Di tutte le ragioni che allontanano il favore dell’opinione pubblica dall’animalismo, questa è probabilmente la più difficile da superare ed è quindi necessario analizzarla anche se in modo sommario come nel breve testo che segue.
Un metodo utilizzato da chi si oppone alle campagne animaliste è sfruttare a proprio vantaggio le notizie che riguardano atti violenti compiuti nel nome dei diritti degli animali. Personalmente, non dubito per un istante che parte degli atti violenti attribuiti agli animalisti siano in realtà opera di qualcun altro, magari di delinquenti pagati da una delle industrie che utilizzano gli animali…
Va notato quanto questa discussione sia sempre a senso unico. Da una parte abbiamo persone rispettabilissime che osservano la legge e lavorano per le industrie che sfruttano gli animali. Dall’altra abbiamo tutti o quasi tutti gli animalisti fuorilegge. Modelli perfetti di nonviolenza da un lato e piromani incalliti dall’altro. Non è solo scorretto nei confronti degli animalisti, ma è una mistificazione di cosa realmente fanno le principali industrie coinvolte nei maltrattamenti degli animali. Pensate, per fare un esempio, a cosa viene fatto agli animali nel nome della scienza.
Gli animali vengono fatti annegare, soffocati o fatti morire di fame; vengono loro troncati gli arti o spappolati gli organi; vengono bruciati, esposti a radiazioni e utilizzati in esperimenti chirurgici; vengono sottoposti a forti shock, allevati in isolamento, utilizzati per testare armi di distruzione di massa, resi ciechi o paralizzati; vengono costretti ad inalare fumo di sigaretta, bere alcool e ingerire numerose droghe, incluse cocaina ed eroina. E poi dicono che gli animalisti sono violenti? La violenza usata dagli animalisti (e mi riferisco alla distruzione violenta di proprietà, come spiegato sopra) non è nulla se confrontata alla violenza usata dalla principali industrie dello sfruttamento degli animali. Una goccia di pioggia paragonata all’oceano. Il fatto che una professione sia legale e forse addirittura prestigiosa (nel caso della vivisezione) non significa che sia nonviolenta. Quotidianamente, la maggior parte della violenza nel mondo è dovuta a quanto gli esseri umani fanno agli altri animali. La protezione legale di questa violenza serve solo a peggiorare le cose.
Non sono un pacifista gandhiano e non credo che sia sempre sbagliato ricorrere alla violenza. In particolare, credo che non sia sbagliato utilizzarla per difendere un innocente, come ad esempio per salvare la vita di un bambino minacciato di morte da un padre psicopatico. Naturalmente non dovremmo esagerare quando non è necessario e non dovremmo usare alcuna violenza finchè non siano state esaurite tutte le alternative nonviolente, per quanto lo consentano il tempo e le circostanze. Non-pacifisti come me (e quasi tutti ricadono in questa categoria) non devono essere anarchici violenti. Da un punto di vista morale, gli animalisti, prima di far ricorso alla violenza, dovrebbero cercare di soddisfare le condizioni appena elencate e ragionare quindi secondo il seguente scherma:

1. gli animali sono innocenti
2. la violenza può essere usata solo quando è necessaria per salvarli e risparmiare loro delle terribili sofferenze
3. non dev’essere mai usata eccessiva violenza
4. la violenza può essere usata solo quando siano esaurite tutte le alternative nonviolente per quanto lo consentano il tempo e le circostanze
5. in questi casi l’uso della violenza è consentito

Cosa dovremmo ribattere a questo ragionamento? Se tutte le premesse (dal punto 1 al 4) sono vere, come possiamo non essere d’accordo con la conclusione (punto 5)? E’ vero, i pacifisti gandhiani possono evitare la conclusione: non accettano alcuna forma di violenza nemmeno in difesa di un innocente. La maggior parte di noi, però, non è pacifista gandhiano e quindi la questione si fa più problematica.
Personalmente non credo che la seconda premessa possa essere considerata valida per tutte o la maggior parte delle azioni violente compiute nel nome dei diritti animali. Perché no? Perché la grande maggioranza di questa violenza non porta al salvataggio di un animale. Per la grande maggioranza (ritengo attorno al 98%) si tratta di pura e semplice distruzione di proprietà. In casi del genere, la difesa che stiamo prendendo in considerazione non serve a nulla come giustificazione.
E per il rimanente 2% dei casi in cui viene usata violenza e gli animali sono salvati? Ad esempio, immaginate che un costosissimo laboratorio sia raso al suolo da un incendio dopo che gli animali all’interno dello stesso siano stati liberati. Sarebbe giustificata questa violenza considerati gli argomenti illustrati sopra?
Credo di no. E la ragione è che non credo che sia stata soddisfatta la premessa al punto 4.
Personalmente, non credo che gli animalisti in generale, o i membri dell’ALF in particolare, abbiano fatto abbastanza per esaurire tutte le alternative nonviolente. Certo, per fare ciò sono necessari molto tempo e pazienza uniti a del duro lavoro. Certo, i risultati di questo lavoro non sono sicuri. E certo, gli animali continueranno a morire ogni ora di ogni giorno che gli animalisti impiegheranno nel tentativo di liberarli usando metodi nonviolenti. Ciononostante, a meno che o finché gli animalisti non faranno tutto ciò che era possibile con metodi nonviolenti, ritengo che l’uso della violenza non sia moralmente giustificato. Inoltre, rappresenta anche una sconfitta da un punto di vista tattico: una volta liberati gli animali, la storia che racconterebbero i mass-media non riguarderebbe le sofferenze terribili imposte agli animali magli atti “terroristici” compiuti dagli animalisti.
L’unico risultato sicuro sarebbe un aiuto dato ai portavoce delle industrie di sfruttamento degli animali.
I sostenitori dell’ALF potranno obiettare alla mia critica della violenza dicendo che la stessa è giustificata quando il danno causato è così grave da far fallire l’azienda che maltratta gli animali. In questo caso, nessun animale viene salvato ma, potrebbero sostenere, alcuni animali non vivranno l’orrore della vivisezione in un laboratorio o una vita di privazioni in un allevamento di animali da pelliccia. E’ però prematuro fare considerazioni simili. Prima di poter esaminare un’ipotesi del genere, chi sostiene l’ALF dovrà ammettere che a volte viene usata la violenza, cosa che, come abbiamo visto, i membri dell’Animal Liberation Front sono restii ad ammettere.
Il ruolo della violenza nei movimenti di giustizia sociale solleva questioni complicate che hanno sempre diviso e continueranno a dividere gli attivisti su questioni di sostanza, etica e strategia.
Non dovrebbe quindi dividere gli animalisti su questioni di carattere. Conosco animalisti che hanno passato anni in carcere perché hanno infranto la legge usando violenza come la intendo io.
Sicuramente questi attivisti credono che gli animalisti abbiano esaurito ogni alternativa nonviolenta. Sicuramente credono che sia giunto il momento di agire.
Non ho mai messo in dubbio la sincerità e l’impegno o il coraggio che questi attivisti incarnano. Ricordo un’osservazione di Gandhi (non riesco a trovarne la fonte) in cui diceva di nutrire più ammirazione per le persone che avevano coraggio di usare violenza piuttosto che per le persone che abbracciavano la nonviolenza per la codardia. I membri dell’ALF sono coraggiosi nelle loro azioni e sinceri nell’impegno. Ciononostante, ritengo che l’uso della violenza da parte degli animalisti non solo sia sbagliato, ma non aiuti, anzi, danneggi il movimento per i diritti degli animali.

Contro la violenza: difendere i diritti degli animali con metodi nonviolenti................Regno animale
Per riflettere...
Tutti gli Esseri Viventi vogliono vivere e non morire; per questo le persone completamente prive di attaccamenti...proibiscono l’uccisione degli Esseri Viventi...che si usi la testa per tutto...e basta violenze per ogni essere animale...un saluto da AndyV....Ciao!

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