lunedì 21 luglio 2008

Apoteosi "DURAN DURAN"...tra ricordi e nostalgia

ROMA....17 LUGLIO....IO C'ERO... Era il tempo delle spalline extra-large, dei fiocchi sulle Superga colorate e dei jeans 501 calati. Il sacco dell'Invicta serviva per traghettare gli slogan del momento (Free Nelson Mandela, Dire, fare, baciare) . Dentro il walkman e le cassette con il nastro che riannodavi, per non far consumare le batterie, infilando una penna al centro, volteggiandola. Alla tv si guardava Drive In e Red Ronnie. In classe si faceva la lotta. C'erà già il bullismo, certo, ma era quello tra bande musicali. C'era chi tifava Spandau Ballet e chi Duran Duran. Lo scontro era aspro, inconciliabile. Amavi (“per tutta la vita”, a quei tempi ancora si diceva ancora) o Tony Hadley o Simon Le Bon. O Martin Kemp o John Taylor. Quando qualcuno di loro si sposava c'era il lutto in classe. Qualcuno pianse per il matrimonio di John Taylor. Qualcuno gridava: «Simon non sposarti!». La stessa frase che è stata gridata al Roma Rock Festival. Un vero e proprio tormentone cavalcato ironicamente, sin da verso le 21 mentre si aspettava l'inizio del concerto dei Duran Duran.
Le seimila presenze alle Capannelle parlano di una generazione di trentenni e oltre che ha deciso di entrare nella macchina del Tempo. Francesca Aliberti, 34 anni, col pancione da futura mamma, torna quattordicenne mentre si scatena su Hungry Like the Wolf. A sorreggerla il marito, Alberto, coetaneo, che negli anni Ottanta preferiva gli Spandau, «e – racconta – se fossero venuti loro in concerto, mia moglie mi avrebbe comunque accompagnato, anche se a quei tempi se ci fossimo conosciuti saremmo stati rivali». Braccia in altro, insieme ai cellulari, «quelli che ai tempi nostri non c'erano - spiega Francesca - altrimenti sai quanti video avremmo fatto!».
La formazione è quella storica: Simon Le Bon, John Taylor, Nick Rhodes e Roger Taylor. Vuoto per Andy Taylor, che ha lasciato la band. Con loro Down Brown (chitarra), Anna Ross (vocalist) e Simon Willescroft (saxofono). Erano gli anni Ottanta quando la band inglese conquistava un'intera generazione. Dall'album di debutto, pubblicato nel febbraio del 1981, alla loro ultima fatica, numero 12, il sound dei Duran Duran è sicuramente cambiato. Si inizia con The Valley, singolo dell'ultimo album dei Duran Duran Red Carpet Massacre, scritto e registrato dalla band con i produttori Timbaland e Nate ‘Danja’ Hills, insieme al re del pop, Justin Timberlake. Poi Nite-Runner , Red Carpet Massacre, Falling Down, Skin divers e Tempted.
La macchina del Tempo si apre. E poi quella domanda che fa scoppiare Capannelle: «Are you hungry?» chiede Simon. Le note di Hungry Like the Wolf, il quinto singolo dei Duran Duran anno 1982, il primo gancio con il passato. Qualcuno grida “no...no”, una cantilena, una richiesta che si trasforma nella mitica Notorius. Altra macchina del Tempo con Girls on Film, Ordinary World, Sunrise, Save a prayer. E poi tutti scatenati su Wild Boys. Simon Le Bon non delude. Strizza l'occhio al pubblico, saluta Roma, improvvisa balletti e giravolta e salta, mentre qualcuno è in ansia: «Oddio! Pensa se si rompe la gamba come quella volta.... », proprio come veniva raccontatio nel film "Sposerò Simon Le Bon". Tutti tornati 14enni davanti a Simon, John, Nick e Rogers. Via i pensieri, il lavoro, il mutuo. «Questa notte mi sognerò di nuovo la maturità... troppa full immersion negli anni Ottanta» racconta Marco Iannelli, 35 anni.
Rio e il pp-po-po-po. I Duran Duran fanno una pausa. Il pubblico scalpita e parte l'inno dei mondiali, il po-po-po-po che diverte i Duran Duran. Tanto che prima di ricominciare il concerto suonano e cantano po-po-po. Anche l'ultima canzone, Rio, alla fine viene mixata con po-po-po.
Storie da Guiness. E' il momento dei saluti. Chi corre a comprarsi l'ennesima maglietta dei Duran, chi si ritrova dopo le due ore del concerto. Come Federica e Stefano. Una storia, la loro, degna da Guiness dei primati. Federica, oggi 32 anni, impiegata, conosce Stefano, oggi 37, geometra, al concerto del Flaminio degli amati Duran Duran. Lei non riusciva a vedere Simon, così Stefano la prende in braccio. Si chiambiano i numeri di telefono, si sentono per qualche mese. Poi nessun contatto. Fino al 2001, quando Federica sdraiata sul letto di un ospedale conosce la sua compagna di stanza, una signora che le confida che anche il figlio ha la sua stessa passione: Simon e John. Federica e Stefano si ri-conoscono. Si presentano, non si ricordano di quella volta al Flaminio. Solo dopo qualche mese Stefano troverà un vecchissimo bigliettino sul quale aveva appuntanto nome e cognome di quella ragazza conosciuta al Flaminio. E ieri, Federica e Stefano si sono rincontrati. «I Duran mi ricordano la spensieratezza di quei tempi» racconta Federica che indossa gli stessi jeans degli anni Ottanta. Sui lati la mappa dei concerti visti in tutti questi anni. Con lei Serena, 35, fan dei Duran Duran e oggi mamma che si definisce “amica di penna” di Federica. «Abitavamo nello quartiere – spiega – e ci scrivevamo lettere, non c'erano i cellulari, ci piaceva così...». Emozioni, ricordi. Come quando quella volta Federica si è fatta regalare per i suoi 18 anni 3 settimane a Londra, una passata sotto casa di Simon. Stefano conserva ancora la penna con la quale il cantante dei Duran gli fece un autografo. «Ho inseguito Simon e la moglie mentre andava a fare una visita dal ginecologo...più pazza di così...» racconta Serena.
Le convention. Tra i trentenni c'era anche Marco, di Chieti Scalo, uno degli organizzatori delle convention dedicate al gruppo. «Dal 2001 - racconta - organizziamo incontri con proiezioni video, mercatini, concerto di cover-band, partecipano oltre 1500 persone. Stiamo organizzando il raduno del 2008». Per ora c'è solo il sito del 2003, come nella tradizione degli anni Ottanta, quando il web ancora non c'era. Ci si conosce e il tam tam corre.
Tra penne e web. Molti ieri hanno portato gli autografi fatti negli anni Ottanta dal gruppo. Altri ringraziano il web e si vantano perché sono diventati finalmente “amici” di Simon. Almeno suMyspace e sullo spazio che i Duran Duran hanno creato.
Fino all'ultimo, indietro nel tempo. Tutti a casa, i saluti. E saluta anche il palco dal quale escono le note delle “prove tecniche”, quelle che uscivano dalla televisione, quella grossa, senza telecomando. Quella di un altro tempo. Il tempo dei ricordi incastonati negli anni dell'adolescenza, quando Simon Le Bon, Tony Hadley, Boy George e i Curiosity Killed the Cat erano dei miti.
Quando erano gli anni Ottanta, quelli che oggi spopolano sul web, con il tormentone "noi che..." , un una lunga lista di ricordi che ognuno può allungare con i suoi pensieri...CIAO!

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