martedì 1 aprile 2008

Baglioni...La vita è adesso!

Braccia tese sotto il palco che si irradia fino ai "quattro angoli del cuore" scivolando tra gli sguardi affamati di sogno. Il sogno cullato dalle note di Claudio Baglioni che ha accolto nella casa dei suoi ricordi oltre settemila fedelissimi iscritti all’associazione culturale Clab, il ponte tra l’artista e i suoi fans. "70, 80, 90, 100", il titolo di una canzone del ’73, ma anche lo slogan del XIII raduno, non un concerto, ma una maratona di umanità tra il Baglioni "attore" e quello "spettatore" alla Nuova Fiera di Roma. Prima la sopresa: la mostra "Memorabilia" con l’esposizione degli strumenti musicali che hanno accompagnato la sua carriera. Dalla prima chitarra suonata nel quartiere di Centocelle, al tamburello di "Le vie dei colori", ai pianoforti accarezzati nei tour degli anni Novanta.
Poi, alle 14 esplode l’affetto del pubblico. Un pianoforte illuminato nella galleria del padiglione numero 2 e Baglioni che intona "51 Montesacro", dove «tutto cominciava», la casa dell’infanzia, le prime note suonate nella sua stanza e l’incertezza nel futuro. Baglioni scende le scale, arriva in platea, sale sul palco, abbracciato da centinaia di palloncini a forma di cuore lanciati dai fans clabber provenienti da tutta Italia, ma anche dalla Spagna che hanno organizzato coreografie attraverso il sito Doremifasol.org.
«Preparatevi, ci aspettano molte ore insieme» tra mani sfiorate, "salti sulla vita" e qualche dolore svelato. Baglioni smette di essere il Grande Mago già uomo in "Oltre" e diventa il figlio commosso quando canta Patapan, canzone dedicata al papà scomparso gridata con sofferenza e un po’ di pudore per quelle lacrime che a fatica si trattengono. Una sorpresa nell’intimità del raduno perché Patapan non c’è mai stata nella scaletta dei concerti pubblici. E poi altre rarità del repertorio più nascosto e meno declamato: "Lacrime di marzo", "Il sole e la luna", "Ad Agordo è così", "Io ti prendo come mia sposa". Tutto in acustico, senza band, tra un salto con la chitarra nel raggio del palco che si irradia in mezzo al pubblico e un altro accompagnato dal pianoforte che domina il palco. Poche luci, solo Baglioni con la sua voce che vibra, tuona e ancora stupisce nelle note sostenute in "Mille giorni di te e di me", "La vita è adesso" e "Tutti qui", l’inno del suo ultimo tour.
«Ancora non vi siete stancati? Allora continuo». Dopo due ore c’è ancora emozione per un altro segreto svelato nella canzone "Tamburi lontani". «L’amico dalle orecchie a punta? Era il mio cane, io, figlio unico, immaginavo di confessare a lui i miei segreti»>. «Un uomo che non sogna - spiega Baglioni - è un uomo che non suda e alla fine scoppia». E il sogno si accende con "Noi no", "Gira che ti rigira amore bello" e la cronaca perfetta della vita de "I vecchi", quelli sulle «panchine dei giardini» che «succhiano fili d'aria e un vento di ricordi», «vecchi senza più figlie questi figli che non chiamano mai». Oltre quattro ore di musica, parole e strette di mano fino all’augurio finale con "Buona fortuna", un po’ cantata, un po’ parlata per augurare ai suoi fan di «non smettere di sognare, perché il sogno è ancora» oggi, come quarant'anni fa per un cantante che ha conquistato il passaporto del tempo.Questo e il tributo di un Claudio Baglioni dopo anni di carriera che vanno raccontati che possa piacere o no...cmq e pur sempre un grande artista e ne vale il giusto tributo con canzoni che hanno segnato la storia della musica....Ciao..alla prox!

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