domenica 6 aprile 2008

Ancora COCCIANTE....Giulietta e Romeo..

L’invasione dei musical è ormai senza tregua. Dilagano in ogni territorio, s’infiltrano a Sanremo e lo vincono pure, com’è successo quest’anno con il «Colpo di fulmine » di Lola Ponce e Jo Di Tonno. Ma se l’invasione c’è, è anche perché il pubblico più vasto ha molto gradito il proliferare di un genere che in qualche modo esisteva (grazie a bravissimi professionisti come Marconi, e a produzioni gigantesche come il «Pinocchio» dei Pooh) ma rimaneva di nicchia: e se il musical ha sfondato definitivamente in Italia, lo si deve senz’altro a Riccardo Cocciante, e alle enormi fortune del suo «Notre Dame De Paris», tuttora in tournée, che ebbe pure, tra i protagonisti, proprio i due vincitori di Sanremo. Cocciante preferisce chiamare i musical «opere popolari », e come tale viene dunque presentata «Giulietta e Romeo», da un’idea di Shakespeare, con libretto di Pasquale Panella, già autore dei testi dell’ultimo periodo di Lucio Battisti: egli fa muovere i clan dei Capuleti e dei Montecchi come tifoserie d’oggi, cieche nelle loro motivazioni.
Diciamo subito che il finale, d’intesa con Cocciante, evita il suicidio di Giulietta: cadrà sul corpo senza vita dell’amato, come se il cuore non le reggesse, mandando tutti a casa con un gran «perché» in testa. «Giulietta e Romeo» sarà in scena a Torino al PalaIsozaki dal 10 al 13 aprile: scenario inconsueto fino a poco tempo fa, un luogo così grande permette di ottimizzare costi e ricavi, e mantiene a lungo in vita gli spettacoli, anche nell’infuriare della tempesta economica. Va detto che l’opera non ha l’impatto della grande sorpresa che appartenne a «Notre Dame», e non ne ha forse neanche il fascino complessivo, anche se le vanno riconosciute alcune virtù favolistiche. Intanto, vanta certe bellissime melodie di puro stampo cocciantiano, e scene stupefacenti per i neofiti del campo: sono scene virtuali, fatte di varie proiezioni tridimensionali sullo sfondo nudo.
E’ la Verona classica, di vetusti, severi, palazzi e balconate (compresa quella fatidica, dove però un balcone reale in qualche modo si materializza), soffusa di intense luci fiabesche; la prima ad usare questa tecnica tridimensionale era stata Madonna, nel «Reinvention Tour» dei primi Duemila, che non era passato però per l’Italia. Bellissimi sono i costumi, colorati, favolistici, della Premio Oscar Gabriella Pescucci. Ma cercheremmo invano fra i fogli e le pagine dei vari comunicati stampa i nomi del cast, che non compaiono. Il motivo è semplice: la scommessa di Cocciante, e del produttore Ferdinando Salzano, è stata di selezionare dopo lunghissimi lavori (1.250 audizioni!) durati più di un anno in tutta Italia, un cast di 37 persone (tutti giovanissimi) che sono in grado di coprire tutti i ruoli, e pure di ballare con grande disinvoltura, sulle coreografie costruite dal cubano Narciso Medina Favier.
Tanto che gli interpreti nel corso della stessa rappresentazione passano con disinvoltura dal ruolo di protagonisti a quello di coro, ottenendo così il risultato di avere tre Giuliette, tre Romeo, tre Mercuzio e così via. A noi, alla prima di Verona dello scorso giugno, erano capitati come protagonisti il Romeo Marco Vito e la Giulietta Tania Tuccinardi; nei loro duetti disperati o sognanti, che riempiono tutta la parte centrale dell’opera, ci era sembrato di cogliere un’impronta che stava fra certi duetti sanremesi e gli «Amici» della De Filippi. Risulta infatti che alcuni dei ragazzi di Cocciante vengano proprio da quell’agone, anche se (chissà perché) si guardano bene dal dirlo.
Però fra i cultori del genere, ci sono già tifoserie molto accese per i vari personaggi, e ognuno non tarderà a scegliere il proprio beniamino, durante la lunga serata che tornerà a far sognare e soffrire su una storia d’amore che ha «soltanto» 5 secoli di vita.PALAISOZAKI DAL 10 AL 13 APRILE......Alla prox...Ciao!

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