sabato 26 aprile 2008

La Musica unisce sempre...ma...

TORINO
E c’era anche la musica, nelle due piazze. Come ad ogni manifestazione di piazza, come ad ogni Venticinqueaprile o Primomaggio che sia. E lì non voleva essere una gara, né una scelta di campo. I musicisti, loro, non ci stanno, al giochino perverso del «con chi stai, con Grillo o con la Resistenza», e tu che li conosci, i musicisti, neanche ci provi. Però ci sono le due piazze, e i due concerti, e anche se non c’è gara dichiarata - anzi, nei due backstage lavorano più o meno le stesse persone, quelli del giro di Hiroshima-SetUp - il confronto è inevitabile.
La piazza di Grillo vince nelle dimensioni, nei numeri: tanta più gente, palco molto più grande, con amplificazione e schermi da megashow, roba che chi se ne intende stima che al Grillo furioso possa costare attorno ai centomila euro, che lui tosse di tasca sua, onore al merito.
Con tutto che, mi assicurano, i cantanti sono lì gratis, non intascano un soldo, e il manager di Caparezza giura che si sono pure pagati l’albergo.
In piazza Castello, Festa della Liberazione, il palco è al contrario piccolino, un dieci metri per dodici quasi parrocchiale, e l’amplificazione è assai discreta, tanto non deve arrivare lontano, gli spettatori fissi nel pomeriggio sono quelli che sono, chi stima due-tremila già si sbilancia; cresceranno la sera, per il gran finale con i Marlene Kuntz; ma chi passeggia per la piazza come in un qualsiasi giorno di festa è difficile da arruolare tra il pubblico propriamente detto. Stima dei costi, attorno ai quaranta-cinquantamila euro; e qui alcuni cantano gratis, altri a cachet.
Poi ci sono piccoli segnali contraddittori: il catering, ad esempio, ben più ricco e variato chez Grillo, dove hanno pure allestito un’attrezzata area stampa. Insomma, in piazza San Carlo il linguaggio organizzativo è quello dei maxi-eventi. Però non è un mega.concerto: la musica è un contorno, pur sciorinando nomi di peso. L’headliner è solo lui, il Grillo furioso, con i suoi ospiti-testimoni della rabbia italiana. In piazza Castello, invece, il cast musicale è ugualmente di qualità, anche se magari un po’ di nicchia: da Testa ai Lou Dalfin, dagli Yo Yo Mundi a Deidda, da Morino a Mao, a Finardi. Ma soprattutto è centrale, è l’essenza della giornata.
Tra i musicisti di Grillo, nessuno accetta la contrapposizione: «Non è una manifestazione contro il 25 Aprile, come alcuni vorrebbero far apparire: e stasera canto alla Festa della Liberazione di Arezzo», spiega un bipartizan Caparezza. Frankie Hi-Nrg, che ha l’onore di chiudere il V-Day, riflette: «Anche questa è una resistenza, contro un fascismo nuovo, non più chiaramente connotato, non più "nero", piuttosto a tinte pastello, ma non meno pericoloso». «Se ci fosse contrapposizione, non sarei qui», assicura il Piotta, che ha addirittura scritto l’inno della giornata, e s’accampa nel backstage a filmare chi va e chi viene, indossando una T-shirt con la scritta «Masturbating is not a crime».
Quelli della Festa della Liberazione sono più identitari nella loro scelta. Gli Yo Yo Mundi, che non devono spiegare da che parte stanno essendo dei recordmen delle feste della Liberazione (hanno suonato a quattro manifestazioni tra ieri e giovedì), preferiscono buttarla sullo scherzo: «Chi non è in classifica, è qui».
Ben chiaro il pensiero di Gianmaria Testa, che chiude il suo set con l’immancabile «Bella ciao». Lui di feste del 25 Aprile se ne è fatte due, ieri pomeriggio a Torino, ieri sera a Treiso d’Alba, con i partigiani: «Anche Grillo avrà le sue ragioni - riflette - ma doveva scegliere proprio questa data? La Resistenza è una memoria che dobbiamo difendere, tanto più adesso che Dell’Utri vuole toglierla pure dai libri di scuola. Perché neanche Grillo potrebbe parlare, se non ci fosse stato chi ha sacrificato la vita per garantirgli questo diritto». Perplesso sulla scelta del 25 Aprile per il V-Day anche Luca Morino dei Mau Mau: «Non ho nulla contro Grillo, ma forse era meglio un altro giorno».
Stessa riserva di Eugenio Finardi, che precisa di condividere quasi tutte le idee di Grillo, «ma non il linguaggio, il "vaffanculo": mi sembra un imbarbarimento, una rincorsa al populismo peggiore. E’ come la Lega: ha pure delle istanze giuste, ma espresse in forme spesso inaccettabili».La musica arriva sempre d'appertutto...e concilia sempre tutti...sia la politica...che non...ma non sia una capo espiatorio!..alla prox..Ciao!

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