giovedì 22 maggio 2008

VASCO ROSSI...parte il TOUR 08

Eccitazione, pioggia battente e pozzanghere sulla città di plastica beige fiorita, alla Fiera di Genova, intorno al curiosissimo superpalco semicircolare costellato di circa mille specchi convessi che stasera ospita la cosiddetta «data zero» di Rossi, una specie di prova generale con il pubblico del tour «Vasco 08 Live in concert»: per il quale - visto il tempo ormai non più prevedibile - è stato assunto un metereologo fisso al seguito della carovana. Intatta la tenuta artistico-affettivo-nazionalpopolare del Vate di Zocca: l’uomo che non deve chiedere mai, l’uomo che occupa l’immaginario di almeno tre generazioni di italiani con canzoni spesso solo fintamente semplici.
Arriva, da viale Mazzini, pure il direttore di Raidue Antonio Marano, che ha organizzato in prima serata per il debutto del 29 un Effetto Vasco di tre ore, per tracciare l’intera saga esistenziale (con succulenta testimonianza di mamma Novella) di questo montanaro già tosto e ora raffinato, che cita Spinoza e non inciampa nemmeno una volta nei «Capito?» di un tempo. Sempre pronto però a pungere, alludere. Gli arriva una torta di Don Gallo? «Non è ancora proibita. Le torte sono ancora legali». Punto, e passiamo ai concerti estivi, che avranno una probabile coda in settembre, e un quasi certo seguito nel 2009, con uscite all’estero. «Il nuovo spettacolo è basato sull’ultimo bellissimo e fortunatissimo album - scherza Vasco sotto il cappelluccio nero -. Ci saranno recuperi di canzoni scelte con cura, adatte a stare con le nuove». Due sfizi: La noia (1982) e T’immagini (‘85).
Si porta molto, per questo tour, l’aggettivo «maschio», nel senso di rock duro: «Soprattutto all’inizio, come il disco. Poi momenti di emotività e provocazione allegra. Dura quasi tre ore, sono concerti molto fisici, con due medley che faranno felici i fan storici». L’uomo cambia: «Evolvo io, cresco e maturo. E come me il concerto: mi piace dire che i concerti sono una grande festa, divertimento e comunione. Spinoza dice che chi detiene il potere ha sempre bisogno che le persone siano avvolte da tristezza. Noi in realtà portiamo in giro un po’ di gioia: non siamo profeti, idiot savants, maître à penser; facciamo musica, trasmettiamo gioia, unico antidoto alla tristezza».
Certo, il tema conduttore dell’album Il mondo che vorrei, e dunque dello show, è il disincanto: «Non la rassegnazione. Ho capito che il mondo fa schifo ma non mi arrendo, ne prendo atto e vado avanti. Ma c’è disperazione, perché io a volte sono disperato e lì vien fuori il rock. Il mio non è un rock confortante: ma la disperazione scaricata dentro la musica si tramuta in gioia». Da bravo neofilosofo, rivendica la forza delle illusioni: «L’importante è averle». Per sé, vorrebbe un mondo sempre in tour: «L’anno prossimo vorrei concerti meno impegnativi dal punto di vista fisico ed emotivo: ora devo star attento a cosa mangio, bevo, a non prendere il raffreddore».
Alle sue adunate, c’è un gran clima di fervore. Qualcuno azzarda: sembra Lourdes... E Vasco, ridente: «Anche ai miei concerti ho visto gente guarire». Il tema del cambio in Italia è un must: fa schifo pure il nostro Paese? Alt: «Viviamo in un’isola felice rispetto ai posti dove c’è guerra, si muore, si viene incarcerati per reati d’opinione. Certo, ci sono posti organizzati meglio di noi. I politici dovrebbero fare bene il proprio mestiere; hanno dato dell’irresponsabile a me, ma io pago le tasse e se sbaglio pago. C’è un sacco di gente che non risponde di quello che fa». Nella ressa tocca pure agli studenti: gli chiedono un voto al Vasco cantante, e uno all’uomo: «Al cantante 8 e mezzo, 9. All’uomo la sufficienza: 6. Ognuno sa di sé, e della propria coscienza». Evvai, Vasco!...e voi che voto vi date??...per quelli che conosco meglio essere taciturni...va!Ciao!

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